1. Il giallo della gerbera rossa


    Data: 28/03/2024, Categorie: Etero Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69

    ... pipì.
    
    - “Scusami , scusami! - esclamai imbarazzata - Non mi è mai capitata una cosa simile. Non ho saputo trattenermi.”
    
    - “Non preoccuparti. È una cosa piuttosto normale. Ehi ragazzi, la ragazza squirta!”
    
    Quando chiesi cosa volesse dire “squirta”, il pelato, come risvegliato da chissà quale scossa elettrica, disse: - “Questo!” E intrufolò due dita nella mia vagina, piegandole verso l’alto, mentre il giovane mi premeva leggermente il basso ventre, cominciò a ondeggiare la mano sussultoriamente, arricciando, nello stesso tempo le dita. Prima lentamente, poi in modo forsennato. Delio, da sopra la mia testa, mi teneva le braccia aperte, mentre il pelato sembrava volermi aprire in due. Subito, la sensazione quasi spiacevole di quelle dita prepotenti, si trasformarono in vampate di piacere. Poi uno sforzo immane si impadronì delle mie viscere, come di voler trattenere qualcosa in grembo, le contrazioni dell’utero si fecero pressanti, rabbiose, violente. Poi l’esplosione. Un misto di vergogna e piacere. Imbarazzo e liberazione, come dopo una pipì trattenuta da troppo tempo, mi svuotò completamente da liquidi ed energia. Il pelato si ritrasse subito, l’ingegnere mi liberò le mani e il giovane si sollevò dal mio seno, lasciandomi in preda a prepotenti convulsioni che mi costringevano a contorcermi urlando, come in preda a una crisi epilettica. Avevano agito come i meccanici di un team di formula uno durante un cambio gomme: precisi, coordinati, perfetti e io non potevo fare ...
    ... altro che contorcermi da sola, come la coda mozzata di una lucertola.
    
    Espressi la voglia di tornarmene a casa, ero sfinita, imbarazzata, svuotata e appagata.
    
    Loro mi dissero di andare pure, se quella era la mia volontà. Mi offrii di aiutarli a pulire il mio disastro liquido sparso un pò ovunque, sopra e sotto il tavolo. L’apatico disse di non preoccuparmi - aveva già un rotolone di carta sotto il braccio - che ci avrebbe pensato lui.
    
    Quando mi girai per alzarmi, vidi l’ingegnere che si massaggiava lentamente il manico, più turgido che mai, poi guardai gli altri due e capii che, nel trambusto, non mi ero resa conto di non avere ancora soddisfatto i tre necrofori.
    
    - “Potresti ringraziarci in qualche modo però…” consigliò Delio. Gli altri annuirono.
    
    Mi inginocchiai in mezzo a loro, presi i loro membri, uno per mano e il più grosso in bocca e cominciai a darmi da fare. Forse per la complicatela di coordinare tre movimenti, non lo so, sta di fatto che i tre sembravano resistere egregiamente alle mie stimolazioni. Imploravo tra me e me, che venissero prima che accadesse quello che sentivo stava per accadere, e cioè, che la mia patatina cominciasse a bagnarsi ancora, senza pudore, senza pietà, senza ritegno. Mi sentivo l’ultima delle puttane, mentre mi eccitavo ancora maneggiando quei bastoni di carne.
    
    Il pelato mi sdraiò nel lettino e il giovane mi montò sopra. Lo guardavo in faccia mentre mi guardava con rabbia, scopandomi con violenza, quasi odiandomi per non ...
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