Il giallo della gerbera rossa
Data: 28/03/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69
... volte dovevo aspettare che aprisse, gli addetti municipali si saranno sicuramente chiesti che diamine di fretta avessi di andare a trovare qualcuno che, di certo, non si sarebbe mosso dal suo posto.
Ma il fiore vermiglio era già lì.
Inutile dirvi che trovai la cosa piuttosto inquietante. Ma non mi diedi per vinta e continuai a recarmi al sepolcro alle prime luci del mattino, fino a quando, decisi di scavalcare il muro di recinzione, prima che facesse giorno. Volevo svelare il responsabile di questa macabra, quanto misteriosa, dazione. Non tanto per sapere chi fosse quanto per capirne il motivo. Mia madre, la mia irreprensibile mammina, aveva un ammiratore segreto? O, peggio, un…
No! Assolutamente no! Questo era impensabile.
Saltai il muro alle quattro e trenta del mattino, avevo paura e mi bruciavano le ginocchia spelate. Decisi di ripararmi dal freddo dentro una cappella aperta, gli occhi dei defunti ospiti sembravano scrutarmi con sospetto. C’era puzza di fiori recisi. I lumini facevano più luce di quanto fosse lecito aspettarsi. Da qui riuscivo a vedere la tomba della mia famiglia. Stranamente non avevo paura, forse perché so benissimo che è dei vivi che bisogna avere timore. Contai i secondi di un’interminabile attesa fino ai primi albori del mattino. Un merlo nero col becco arancione che razzolava diffidente e indisturbato sul ghiaietto pallido del viale, quando, improvvisamente volò via spaventato da qualcosa. Tra gli enormi lecci contorti vidi un’ombra, i ...
... cui passi grevi crepitavano in modo sinistro, a ritmo lento e cadenzato, tra le inumazioni con le croci malandate di legno marcio che pendevano sbilenche su cumuli arruffati di terra grassa. Un uomo corpulento e pesantemente bardato con un cappotto grigio scuro si avvicinava frangendo il fumo bianco della condensa del suo respiro, aveva un badile in mano, appoggiato sulla spalla destra. L’altra mano non la vedevo. Una pesante cuffia di lana a maglie grosse, calata fino alle sopracciglia ne mistificava i lineamenti e una folta barba sale e pepe completava l’opera, rendendolo, a dir poco, inquietante. Ma, ancora più inquietante, fu la scena a cui dovetti assistere, quando, ormai nei pressi del mio nascondiglio, si fermò. Fui costretta a rannicchiarmi in un angolo della cappella per non essere vista e, da una feritoia del marmo riuscivo a vedere la parte inferiore del suo corpo, dalla cintola in giù, che si avvicinava. Si fermò proprio davanti a me, a ridosso del mio viso, giusto al di là della feritoia. Pensai di essere stata scoperta, quando lui, a quel punto si slacciò i pantaloni ed estrasse un “coso” grande come il manico del suo badile e cominciò a pisciare. Alcuni schizzi del suo piscio raggiunsero anche i miei pantaloni. Vedevo il fumo di vapore alzarsi da quel liquido caldo che si mescolava alla torba e la puzza cominciò ad impregnare le mie narici. Quando ebbe finito si girò di spalle, raccolse il suo badile che aveva appoggiato alla parete della cappella e, con la mano ...