1. Il giallo della gerbera rossa


    Data: 28/03/2024, Categorie: Etero Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69

    Sono una persona molto allegra, propositiva e ottimista. Trovo il cimitero un posto estremamente rilassante. È sicuramente il posto più adatto alla meditazione. Ideale per prendere decisioni importanti riguardo sé stessi, il proprio lavoro, il proprio futuro. Cercare di comprendere la morte per capire la vita. Sentirsi impotenti davanti ad essa. Impotenti ed estremamente piccoli. Piccoli e insignificanti. Destinati all’oblio, nonostante tutto. Per questo sono ottimista, perché vado spesso al cimitero e dal momento che esco dove gli altri restano non posso che esserlo.
    
    Al cimitero non succede mai niente.
    
    A me, da qualche tempo, succedeva una cosa strana.
    
    Francesca era giovane, intraprendente, bella, assertiva, fiera, indipendente, mia madre, morta.
    
    Francesca aveva un cane ancora vivo e una madre, mia nonna, scomparsa prematuramente, proprio come lei. Bella come lei. Come lei mora con gli occhi verdi. Come di lei una foto ovale, di ceramica, su una fredda lastra di marmo nero era tutto quello che rimaneva a questo mondo. Stavo depositando, con due mani, una ciotola di tulipani rossi, davanti allo sguardo vitreo di quelle due non più donne, chiedendomi chi avesse potuto porre nella fioriera della tomba di famiglia quella gerbera rossa. Me lo chiedevo perché me lo chiedo tutti i giorni da sei mesi. Dal giorno in cui mia madre dimora sotto la greve lastra tombale di Grigio Carnico. Qualcuno pone, quotidianamente, una gerbera rossa nella fioriera sotto la sua ...
    ... fotografia.
    
    Non ci sarebbe nulla di strano, mia madre era molto conosciuta, se non fosse per il fatto che nessuno sapeva che la gerbera rossa era il fiore preferito di mia madre. Nessuno tranne me e mio padre. Escludendo me, per ovvie ragioni, resterebbe mio padre, se non fosse anche lui deceduto nello stesso incidente stradale che ha ucciso mia madre, in un maledetto istante di un maledetto giorno di sei mesi fa. La sua foto stringe in un gelido, eterno abbraccio simbolico la sua amata consorte e compagna di sventura e nulla può più confidare né a lei né alla sottoscritta.
    
    Era quella stagione in cui fa caldo al sole e si gela all’ombra. Le frigide mattine come artigli di ghiaccio, sempre più sporadiche, come i fendenti di un vecchio felino agonizzante, solidificavano l’acqua e rendevano i fiori recisi delle fioriere quasi eterni.
    
    Qualcuno mi chiese come facevo a sapere, con tanta certezza, che la gerbera rossa che trovavo nella fioriera, non fosse quella del giorno prima. Semplice: facevo un segno su una foglia, una piccola incisione, e, il giorno dopo non c’era più. Chi, dunque, si prendeva la briga, tutti i giorni, di donare un fiore a mia madre? Non un fiore qualsiasi, ma il suo fiore preferito? Ma, soprattutto, chi poteva essere al corrente di questa sua intima predilezione?
    
    Un’altra stranezza era che, per quanto presto arrivassi al sepolcreto, la gerbera era già lì.
    
    Più volte mi assicurai di essere il primo essere vivente a varcare la soglia del cancello, molte ...
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