1. Il giallo della gerbera rossa


    Data: 28/03/2024, Categorie: Etero Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69

    ... amici di sempre. Ridevano e mi facevano ridere e versavano, versavano… versavano.
    
    La torta la servirono sulla mia pancia nuda. Ricordo la panna riempire il mio ombelico e la punta della lingua del ragazzo che lo svuotava continuamente. Ricordo che il pelato sfiorava delicatamente, con le labbra, l’interno delle mie cosce, mentre mi sfilava lentamente i pantaloni. Ricordo l’ingegnere… Delio, col suo paternalistico sorriso, che si abbassava i pantaloni davanti al mio viso:
    
    - “Loro hanno messo la torta. Io metto la candelina!” Esclamò, prima di tirare fuori dalle mutande una cosa senza senso. Era il manico di badile che mi aveva orinato addosso. I’ammiratore misterioso di mia madre.
    
    Cercai di partire subito con la prima domanda, ma, la lingua del giovane, che, poco prima, stava ripulendo il mio ombelico, si era spostata venti centimetri più in basso. I tre si muovevano come giocatori di una squadra di football americano, secondo schemi perfettamente organizzati, sicuramente provati e riprovati in situazioni analoghe. Il pelato mi divaricò le ginocchia mentre il giovane infilava la sua testa, spudoratamente e con estrema sicurezza, tra le mie gambe. La sua lingua calda e umida saettò perentoria sul mio clitoride con una precisione chirurgica, facendomi spalancare la bocca che, il manico dell’ingegnere colmò istantaneamente, forzando le mie mandibole che non avevano possibilità di alcuna ulteriore manovra, neanche lo spazio per far passare un filo d’aria, relegando la ...
    ... respirazione alle sole mie narici. Il giovane, nel frattempo, continuava il suo estenuante lavoro con una meticolosità estrema, sapeva quando accelerare, quando succhiare, quando spostarsi a lato del mio magico bottone, rendendolo ormai super sensibile come l’innesco di una trappola per topi. Il pelato, nella sua indifferenza, cominciò a masturbarsi lentamente, visto che, ormai, le mie gambe restavano aperte da sole. Delio mi spingeva il suo manico fino in fondo alla gola, il che, lo faceva diventare, incredibilmente, ancora più grosso. Il giovane prese a succhiarmi il clitoride quando cominciò ad infilarmi il dito indice nella vagina e il medio nel culo.
    
    Era troppo. Inarcai la schiena contorcendomi dal piacere, volevo urlare ma non potevo liberare la bocca che Delio mi occupava, tenendomi la nuca premuta sul suo coso. Ne uscirono dei muggiti sordi, quasi disperati. Il pelato si masturbava sempre più alacremente, senza la minima espressione facciale, sembrava dovesse venire sulla mia pancia, da un momento all’altro, cominciò a sfiorarmi le tette, induriva i miei capezzoli, sapeva maledettamente bene come farlo. Infatti fu la mossa fatale, mi aggrappai ai lati del tavolo, dove mi avevano sdraiata, sparecchiai, con un gesto ampio e violento delle braccia, tutto quello che ne occupava la superficie: piatti, bicchieri e posate di plastica e venni. Venni con una violenza tale che non riuscì di trattenere l’orina e inondai la faccia del ragazzo con fiotti intensi e regolari di ...
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