1. Elsa capitolo 4


    Data: 13/03/2024, Categorie: Prime Esperienze Autore: lecap, Fonte: Annunci69

    ... molti clienti ai tavoli, presumibilmente arriverà qualcuno a sedersi qui accanto” rispose e considerò Elsa.
    
    “A volte uso questa caffetteria per colloqui che non desidero avvengano nei miei uffici. Scelgo appositamente questa saletta, perché si può riservare interamente. Non verrà nessuno”
    
    Vermeer poteva avere un’età vicina ai sessantanni anche se il portamento eretto, assieme a un’altezza abbondantemente sopra la media e una corporatura snella, gli davano un’aria più giovanile.
    
    I capelli erano brizzolati attorno alle tempie, curati ovviamente così come le sopracciglia che, infatti, non apparivano cespugliose come negli uomini maturi.
    
    Sicuramente era un bell’uomo, con lo sguardo penetrante e il classico modo di fare deciso e energico tipico degli uomini di comando. Indubbiamente non era lo stereotipo del comenda milanese, con pancetta e guance paffute sotto a una calvizie incipiente.
    
    Rimasero in silenzio entrambi fissandosi negli occhi, quasi due avversari sportivi che si studiano per cercar di intuire la prima mossa dell’altro.
    
    Ruppe il silenzio l’uomo:
    
    “Grazie per aver accettato il mio invito”
    
    Elsa avrebbe voluto rispondergli scortesemente, precisandogli che a un invito segue sempre l’attesa di una risposta, affermativa o negativa che sia. Non lo fece perché l’audacia dimostrata la sera prima non le era abituale e anzi, la sua voce, riuscì a dire solo prego.
    
    Seguirono frasi di circostanza sulla salute di suo marito, domande su cosa pensasse di ...
    ... Amsterdam e altri argomenti convenzionali.
    
    Dopo che il cameriere giunse con le bevande che gli avevano precedentemente richiesto e prima che discretamente li lasciasse soli, Vermeer la sorprese.
    
    L’uomo estrasse un ferma soldi e dopo aver sfilato un biglietto da cinquanta euro, lo porse al cameriere chiedendogli una cortesia.
    
    “Ho una busta chiusa che vorrei lei firmasse sulla giunta adesiva, in modo da renderla riconoscibile e non sostituibile”
    
    Il giovane, lieto per la lauta mancia, firmò volentieri con la sua biro, facendo in modo che il suo nome e cognome, si accavallassero sulla giunzione di chiusura, in modo che fosse certo non poter essere manomessa.
    
    Rimasti soli, dopo aver preso una stilografica dalla giacca, Vermeer la porse a Elsa, pregandola di suggellare anch’essa con la propria firma.
    
    Non le era mai capitata una cosa simile ma, senza chiedere il motivo della stramba richiesta, accontentò l’uomo che a sua volta, riottenuta la busta, la lasciò posata davanti a se.
    
    Più che la stranezza di quell’operazione, fu lo sguardo dell’alto dirigente, divenuto improvvisamente severo a turbarla. Le sue successive parole, peggiorarono la sua ansia:
    
    “Ora le spiegherò il motivo per cui ho voluta vederla a quattrocchi. Desidero mi ascolti e che soprattutto non mi interrompa.”
    
    Elsa fece appena in tempo ad annuire silenziosamente, intimorita.
    
    “L’incontro di ieri sera, che mi auguro fosse davvero fortuito, mi ha scosso. Possibile mi sia rincoglionito a tal punto ...
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