Il cognome del padre 3
Data: 18/02/2024,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... apertamente cosa desideriamo?
“Io voglio che mi porti a casa tua, che mi fai fare l’amore fino a svuotarmi completamente e che mi lasci stare vicino a te non solo in ufficio ma anche nella tua casa e nel tuo letto. Credi di potermelo concedere?”
“Visto che siamo alle trattative, in un territorio che tutti e due frequentiamo con successo, sei pronta ad essere la mia compagna, la mia donna, la mia confidente, la mia amica del cuore, il mio amore eterno?”
“Puoi stare certo che sono pronta da dieci anni; ti garantisco anche che non avrai sorpresa; ti amo per quello che sei e non per quello che vorrei che tu fossi; voglio un figlio da te, anche se non ti chiederò di farlo entrare nell’asse ereditario, se questo dovesse turbare i tuoi equilibri; voglio un figlio di questo amore folle e sofferto; adesso, per favore portami a letto e non lasciarmi dormire.”
“Sono io che voglio e avrò un figlio da te, dopo che ti avrò sposato; avrà tutti i diritti di un figlio mio e di una donna meravigliosa che ho lasciato per troppo tempo a guardare, invece di darle tutto l’amore che merita. Andiamo a casa nostra.”
Non impiegarono molto per arrivarci e, per la prima volta, nonostante il ruolo di grande fiducia, dopo dieci anni, lei varcava la soglia di quella casa; a Marco sarebbe piaciuto che prendesse coscienza di tutti gli ambienti; ma Loredana era affamata d’amore; gli disse che sperava di arrivare a vivere quelle mura come le sue, a conoscerle come le sue tasche; sperava di ...
... avere il tempo di appropriarsi anche degli angoli più remoti; adesso voleva lui, il suo corpo, il suo amore, la sua delicatezza.
La guidò dolcemente alla camera e, ai piedi del letto, l’abbracciò con desiderio lungamente represso; cominciò a slacciarle il vestito; Loredana era più eccitata e vogliosa; in un lampo gli sfilò cravatta giacca e camicia; si tuffò sul suo petto e lo percorse tutto, con le dita, con la lingua, coi denti; succhiò a lungo, golosamente, i capezzoli alternativamente; aprì il pantalone e lo fece scivolare alle caviglie; infilò la mano nello slip e afferrò il sesso caldissimo, non solo di temperatura.
Lo tenne a lungo in mano, ad occhi chiusi, lasciando che lui le sfilasse il vestito e la lasciasse in intimo; toccò a lui passare le mani e la bocca su tutto il busto, dal viso dolcissimo ai seni prepotenti e pieni; le accarezzava ogni centimetro di pelle e tornava spesso sulla bocca a baciarla, a perlustrarle con la lingua la cavità orale, a sentirne gli umori sempre più libidinosi; quando passò a succhiarle i capezzoli, avvertì netti gli orgasmi che le scatenava e si sentiva trasportato in un mondo di lussuria.
Lei si sedette sul bordo del letto, abbassò lo slip fino ai piedi e prese in bocca l’asta; dimostrava in piena evidenza di non avere una grande esperienza con la fellazione e succhiava il fallo come un gelato da passeggio; ma già molti segnali avevano detto a lui che non era donna di grande esperienza sessuale; l’intensità della copula derivava ...