1. Una moglie per bene nell’abisso della completa sottomissione (19)


    Data: 19/08/2018, Categorie: Etero Autore: sesamoandmia, Fonte: Annunci69

    ... gradino della sua discesa verso l’abisso. Avevamo iniziato senza sapere dove saremmo finiti con la sua voglia di essere sottomessa e la mia di offrirla a qualcuno che la spingesse oltre i propri limiti. Un magnaccia parigino era diventato il suo padrone e ne avrebbe fatto una troia a tutti gli effetti. Lei non si era ribellata ed ora io volevo che lo diventasse veramente .
    
    MIA
    
    Ero avvilita, priva di forze. Quei tatuaggi e quel piercing erano stati la mia disfatta. Per me che li ho sempre odiati, che li consideravo un simbolo, un marchio per chi era stato in prigione, ora anche io li avevo incisi sulla mia pelle e, oltretutto erano di una volgarità che non avevo mai immaginato.
    
    Ero nuda, in una stanza illuminata quasi a giorno, pareti bianche, poltroncine e divanetti d’epoca, tra il barocco e il liberty, decisamente kitsch, una ragazza dai lineamenti asiatici mi fotografa in tutte le posizioni, mi obbligò a mettermi seduta, chinata in avanti sul divanetto allargando le gambe e fotografandomi da dietro. Inventava le pose più volgari e oscene che un’immaginazione votata alla volgarità possa mai immaginare..
    
    Mi abbassai ai suoi ordini obbedendo senza nessuna reazione, svuotata, non avevo più nulla, nemmeno la mia personalità.
    
    La ragazza uscì dalla stanza senza dirmi nulla lasciandomi a gambe aperte sulla poltroncina con le dita che sfioravano il pube, ritornando poco dopo con uno straccetto in mano che mi buttò addosso ordinandomi di indossarlo. Più che un ...
    ... vestito erano poche strisce di tessuto, un cortissimo abito di stretch rosso con vistose aperture sui lati e sul décolleté, tenute abbastanza larghe da stringhe di cotone, ed una profonda scollatura posteriore che lasciava scoperta tutta la schiena fino all’inizio delle natiche. Qualcosa che mi faceva sembrare ancora più volgare che l’essere completamente nuda.
    
    Ma non era ancora sufficiente, mi dette una cavigliera che in realtà era una catenella su cui si allacciavano delle lettere in strass luccicanti “slut-wife”, senza dire nulla capisco che devo indossarla e lo faccio anche se quella cavigliera e quella scritta erano ancor più volgari di tutto il contesto.
    
    Vestita, meglio svestita in quel modo, mi sorrise e chiamò il commesso del sexy shop. Si parlarono e mi spinsero nel locale che ormai conoscevo bene.
    
    Il commesso mi fece passeggiare da sola chiamandomi con epiteti irripetibili, sia in francese che in italiano, tra cui forse le meno volgari erano “troia” o “latrina” raccomandandomi di lasciare che chiunque lo volesse mi potesse toccare a suo piacimento
    
    Poi, quando evidentemente si ritenne soddisfatto, mi fece sedere su uno sgabello che occupava una posizione ben visibile ordinandomi di tenere larghe le gambe e addirittura di toccarmi. Col capo chino e guardando fisso il pavimento, obbedii senza lasciar passare del tempo, mi sedetti e, allargando le gambe, portai la mano destra sulla vagina.
    
    Non ricordo quanto tempo passò, ricordo che passai dalla vergogna ...
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