Fuori corso
Data: 06/08/2018,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... raddoppiando il piacere di lei che, tra la lingua in figa e i seni tra le mani, raggiungeva vertici eccelsi di piacere; l’orgasmo che la squassò le fece mandare un grido da bestia ferita, il massimo della goduria che potesse esprimere.
Allentò la presa sulla testa, lasciò che si sollevasse in piedi e lo spinse sul letto; si fiondò sul cazzo ritto e lo prese in bocca; intanto, scivolava col corpo fino a portargli davanti al viso figa e culo; lui si lanciò a leccare ancora con la stessa foga; ma lei strinse le ginocchia e lo bloccò; evidentemente, non amava la duplice azione simultanea; quando si rese conto che aveva capito, si lanciò nel pompino più lussurioso possibile.
Si faceva scivolare il cazzo fin oltre l’ugola e lo riportava fuori fino a stringere tra le labbra solo la cappella, poi affondava la testa e si faceva entrare il cazzo fino all’esofago; lo tratteneva tra lingua e palato e leccava mentre scopava contro il palato o contro una delle guance; andò avanti per un poco fino a che lui non avvertì lo stimolo a sborrare; si fermò di colpo, con la cappella stretta fra le labbra come una figa giovane, abbassò il ventre e lui capì che spettava a lui leccare.
Affondava la punta della lingua nel buchetto duttile e poi la passava a larghe spatolate sul perineo, entrava con la punta in vagina e la stimolava, prendeva fra le labbra il clitoride e succhiava come fosse un capezzolo, lo prendeva tra i denti e mordicchiava ad accentuare il piacere; sentiva in bocca gli ...
... umori che si scatenavano dalla figa e nelle orecchie i gemiti di libidine che salivano dal ventre ed esplodevano dalla bocca.
Andarono avanti per un tempo che Filippo non avrebbe saputo calcolare leccandosi e succhiandosi; mai aveva vissuto un sessantanove tanto lussurioso; Lucrezia si sciolse dalla presa e si appoggiò gattoni sul letto.
“Scopami a pecorina, ora!”
Non se lo fece ripetere; si inginocchiò dietro di lei, appoggiò la cappella e spinse; il cazzo entrò in figa, fino in fondo, limpidamente e goduriosamente; lei ebbe un gemito quando la punta urtò la cervice dell’utero, poi spinse ritmicamente il culo verso il ventre per scoparsi alla grande; lui si sentì vivo solo nel cazzo in figa e si abbandonò al piacere della scopata come se fosse l’ultima della sua vita.
“Vieni dentro; non ci sono problemi.”
Si rese conto che in tuta la scopata lui non aveva detto una parola; quella donna era davvero la quintessenza del piacere; la chiavò con un forza inaudita finché dalle palle partì una fiumana di sborra che non frenò e lasciò che spruzzasse in figa in diversi fiotti; ognuno era per lei un godimento in più, che segnalava con urla successive; si abbatté su di lei come corpo morto, lei scivolò distesa sul letto e se lo trattenne dentro per le natiche, finché il languore dell’orgasmo scemò; poi lo scosse.
“Senti, Filippo; è stata una grande scopata e ne voglio ancora tante da te; per questo fine settimana posso restare qui; lunedì parto per affari e al ritorno ti ...