Nei panni di mia madre - 7. finale.
Data: 11/06/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
... alla fessura di Manila.
“Bravo …” Disse Gerardo con gli occhi fuori dalle orbite. “Hai visto puttana …?”. Incalzò. “Adesso ti riempiamo di sborra, altro che frocio …mmmh …”
“AAAAAH …”. Fece eco Fabrizio mentre Timoteo gli spingeva il cazzo contro lo sfintere.
Appoggiai la fronte sul pavimento e rimasi immobile, reggendo sulle spalle tutto il peso dei loro orgasmi.
Mi stupii della dinamica inattesa con cui quella nemesi si stava compiendo.
Manila era riuscita a riportare dentro di sé tutto ciò che avevo provato a prenderle.
Aveva riaffermato il suo potere su Timoteo, che, in me, aveva intravisto solo una prospettiva di guadagno, e, nello stesso tempo, era riuscita a restituirmi il favore per averle rubato l’uomo, sottraendomi, a sua volta, Fabrizio.
“Scacco matto!” Pensai. Avevo perso.
Ero rimasto solo, escluso dall’orgia nella quale tutti coloro da cui avrei voluto essere amato si stavano unendo.
“È colpa mia”. Pensai. “Sono io che non sono abbastanza …”.
Perché Fabrizio avrebbe dovuto aprirsi con uno come me?
E perché la mamma avrebbe dovuto compiacersi della venerazione con cui, per tutta la vita, avevo provato a farle eco?
Gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Strisciai silenziosamente sul pavimento, oltre la traversa, e, facendo leva sugli avambracci, raggiunsi l’uscita.
Chiusi delicatamente la porta, feci scattare il lucchetto e mi precipitai in auto, dove mi abbandonai ad un lungo pianto isterico.
Non so dire quanto ...
... tempo passai con la fronte appoggiata sul volante.
Un minuto o forse un’ora.
Infine, però, riuscii a trovare la forza per ricompormi.
Piantai gli occhi nello specchietto retrovisore e vidi, in fondo alle pupille, dentro al cerchio nero degli ombretti di Lea, un bambino innocente che danzava con indosso gli abiti di sua madre.
Provai un moto di grande tenerezza nei suoi confronti e capii che avevo il preciso dovere di proteggerlo.
Guardai nella direzione della roulotte.
Le ruote oscillavano sull’asfalto sotto i colpi di reni che quegli uomini stavano riservando a mia madre.
“Lascia fare a me”. Disse la mia amica. “Hai visto cosa ti hanno fatto …? Se lo meritano …”.
Deglutii rumorosamente e, senza proferire parola, mi limitai ad annuire, cedendole il controllo di ogni parte del mio corpo.
Mi tolsi il giubbotto e smontai dall’auto.
L’aria era gelida ma il mio sangue scorreva così caldo che non percepivo il freddo.
Aprii il portabagagli e rovistai tra le cose che Timoteo vi aveva ammassato: buttai fuori zaini, attrezzi per le riparazioni, vestiti e bottiglie vuote.
“Eppure l’ho vista …”. Mi dissi sospirando. “Dov’è finita?”
Stavo per desistere dal mio intento quando, finalmente, proprio in fondo al vano, incassata tra la moquette e lo schienale del sedile, trovai quello che stavo cercando.
Serrai le dita sulla latta di benzina, me la piantai tra le gambe e, facendo leva sulle ginocchia, staccai il tappo.
Un odore pungente mi colpì le ...