Nei panni di mia madre - 7. finale.
Data: 11/06/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
La roulotte era vuota.
Manila doveva essere con qualche cliente.
Entrai nell’abitacolo che per tanti anni era stata la mia casa e trasecolai. Non c’era più nessuna traccia di me!
La branda, i libri, i vestiti: mia madre aveva rimosso tutto.
Mi sedetti sul letto e cominciai a piangere.
Non so per quanto tempo rimasi lì nella penombra, con gli occhi fissi sul rosario fluorescente arrotolato intorno all’abat-jour.
Lo presi, scorsi i grani tra le dita e per ogni grano contai quello che avevo perso.
Fabrizio, Timoteo, Manila, i suoi abiti, i complimenti delle lucciole, le ore accanto al fuoco, fuori dal camper.
Rividi il bambino che prillava come una trottola intorno al tavolo e faceva svolazzare le vesti della mamma.
“Quel ragazzino è stato stuprato dentro ad un bagno a causa mia”. Pensai.
Mi passai le unghie sulle braccia e provai a grattare Lea via dalla mia pelle.
Accarezzai il suo corpo smunto, le ossa sporgenti, il bacino scavato ed infine raggiunsi il pene.
Era piccolo e rattrappito, aggrappato a due grossi coglioni ingombranti.
Lo tirai fuori dal perizoma e lo guardai con disprezzo, spingendo le dita tra le cosce, alla ricerca di una fessura che non c’era.
Quell’escrescenza appena sviluppata era stata la mia maledizione.
Era colpa sua se non avrei potuto avere Fabrizio. Era colpa sua se Timoteo m’aveva considerato così speciale. E soprattutto era colpa sua se Manila aveva smesso di riconoscermi.
Lo strinsi con forza e ...
... avvertii l’impulso di strapparmelo di dosso e gettarlo lontano.
“È un uomo, cristo! Come cazzo hai fatto a non capirlo?”
I colpi risuonarono sordi contro la porta.
“Giuro non me n’ero accorto … sennò ti pare che c’andavo …? M’ha fregato …”
Gerardo e Fabrizio erano fuori dalla roulotte.
“Apri Manila, apri immediatamente”.
“Te l’ho avevo detto che non c’era”. Disse Fabrizio. “La luce è spenta. Torniamo domani dai …, calmati intanto… Ti prego …”.
“Calmati un cazzo!” Rincarò Gerardo continuando a sbattere il pugno contro la lamiera. “Che domani e domani! Questo stasera lo voglio morto.”
“Ehi … Piano che mi sfondi la porta …!” Urlò Manila. “Ma che diavolo volete?”
Il rumore dei tacchi sull’asfalto si fece sempre più vicino.
“Eccola la troia …” Disse Gerardo. “Puttana del cazzo …!” Gridò. “Tu lo sapevi, eh? Sapevi che tuo figlio stava prendendo Fabrizio per i fondelli?”.
“Io non ho più figli”. Rispose mia madre infastidita. “Che vuoi?”
“Dare il ben servito a quel verme …” Disse l’uomo. “Gli ha succhiato l’uccello fingendosi una ragazza … questo è stupro a casa mia … dove sta che lo ammazzo? …Rispondi!”.
“E che ne so!”. Ribadì lei. “Te l’ho detto … per me è già morto”.
Quelle parole così dure mi fecero salire le lacrime agli occhi.
Il rombo di una moto si spense proprio accanto alla roulotte.
Sul parcheggio calò una strana quiete.
“Che bel convegno notturno!” La voce di Timoteo risuonò ovattata dentro al casco. “Che sta succedendo? C’è ...