Danilo e federico - parte i: sul campanile (11)
Data: 01/06/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69
... sul letto. Passammo la notte insieme e dormimmo nella più assoluta serenità.
Il mattino dopo, come promesso, Danilo mi portò a visitare il Duomo e il Campanile di Giotto.
«Questo lo pago io» dissi, anticipandolo. «Il minimo che possa fare».
«D’accordo, non mi oppongo».
«Ma perché saliamo sul Campanile? La Cupola non è collocata più in alto?» chiesi, perplesso.
«Solo dal Campanile potrai osservare la bellezza della Cupola nella sua interezza» mi rispose, mentre cominciavamo a salire. A metà percorso ero già stremato dalla fatica, ma fortunatamente c’erano delle stazioni di sosta a intervalli regolari: mi fermai e mi piegai in due per riprendere fiato, mentre Danilo, forte dei suoi continui allenamenti, non batteva ciglio.
«E la tua capacità polmonare di cui tanto ti vantavi stanotte che fine ha fatto?» mi chiese sarcasticamente.
«Taci… I gradini sono troppi» biascicai, riuscendo a parlare a malapena.
«Ti porterei in braccio, ma le scale sono strettissime» disse ridendo.
«Non ne ho bisogno» replicai con aria di sfida e ripresi la scalata con rinnovato vigore, finché non giungemmo in cima.
«È… è bellissimo» balbettai, mentre l’imponenza della Cupola, rivestita dai caratteristici mattoni rossastri, si stagliava di fronte a noi. Danilo si accostò a me: il brusio dei commenti degli altri scalatori che commentavano con eguale stupore la bellezza accompagnò quel momento di contemplazione.
«Speravo che gradissi il panorama» mi sussurrò lui, poi ...
... aggiunse: «Così è come ti vedo io».
Lo guardai con aria interrogativa, battendo le palpebre. «Non capisco» risposi lentamente. Danilo protese una mano indicando la cupola: «Tu sei come la Cupola del Brunelleschi».
«Cioè mi stai dicendo che sono grasso?» lo interruppi bruscamente, in tono ironico.
«Fammi finire» disse, sospirando e roteando gli occhi. Risi, ma lo lasciai continuare.
«Io sono come il Campanile. Sono duro, freddo, rigido sulle mie posizioni. Ma, davanti a me, ho questa cupola magnifica, che mi coinvolge con la sua perfezione e non posso fare altro che ammirarla. Tu sei più in alto di me, perché è così che ti vedo. Sei migliore di me, Federico, soprattutto hai una statura morale più elevata. Io impallidisco davanti a te, sembro insignificante, eppure resto lì, accanto, riflettendo la tua bellezza interiore ed esteriore. Questo volevo dire».
Ero senza parole: avevo le guance in fiamme. Ero riuscito a percepire la difficoltà dell’uomo burbero accanto a me pronunciare quel discorso, ma ne ero immensamente grato e, allo stesso tempo, imbarazzato.
«Io… non so cosa dire, Danilo». D’un tratto, mi trascinò in un anfratto del Campanile e mi schiacciò contro il muro.
«Non dire nulla. Mi hai stravolto la vita, Federico. Non mi perdonerò mai per le ferite che ti ho causato» e mi avvolse in un abbraccio poderoso. Una lacrima scese lungo il viso mentre ricambiavo con energia l’abbraccio: non pronunciai altre parole. Non ce n’era bisogno.
Quel pomeriggio, ...