1. L’atelier 1


    Data: 19/05/2023, Categorie: Etero Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69

    ... ma mi sbagliavo.
    
    Si sdraiarono con me e mi succhiarono a lungo capezzoli e clitoride, si pascettero del mio seno, delle mie natiche e mi massaggiarono per tutto il corpo; forse dopo una mezz’oretta erano pronti per un nuovo assalto, ma si presero l’ano e lo riempirono tutti e due in rapida successione; neppure mi resi conto del fastidio che l’ingombro dei sessi mi portava al retto; non sarei stata mai in grado di dire per quante ore mi possedettero e quante volte mi montarono in vagina e nel retto.
    
    Avrei sempre ricordato però il ‘finale col botto’ che mi dedicarono; prima il biondino si stese sul letto, mi fece montare a cavallerizza e mi piantò l’asta in vagina; l’altro mi fece abbassare fino a baciare in bocca l’amico steso e ne approfittò per infilarmi il fallo nel retto in un solo colpo, facendomi urlare; mi montarono per un bel po’; poi si diedero il cambio ed alla fine conclusero eiaculando insieme in doppia penetrazione.
    
    Forse dopo andarono via; io, distrutta dall’alcool e dalla lunghissima monta, caddi profondamente addormentata; mi svegliai che il sole era già alto ed io ero sola, nuda, in un letto disfatto e pieno di residui corporali; trovai una doccia dove rimettermi in sesto; mi rivestii ed uscii; incontrai solo un guardiano rimasto nella villa solitamente disabitata; chiamai un tassì e mi feci portare a casa; mio marito era seduto al tavolo di cucina con un caffè fumante davanti; mi guardò con occhi di pietosa commiserazione
    
    “Mi sono addormentata ...
    ... di pacca non so come … “
    
    Borbottai mentre scappavo in camera a cambiarmi; mi raggiunse e, pacatamente, mi chiese se dovevo dirgli qualcosa di più serio; gli risposi che l’unica cosa da dire era che avevo avuto successo e questo mi rendeva orgogliosa; sapevo di aggiungere una bestemmia alle eresie già pronunciate, ma ormai ero in ballo e ballavo a modo mio; uscì dalla camera, forse indossò la giacca e uscì, sentii solo la porta chiudersi.
    
    Non mi ero mai resa conto che, nella settimana successiva, Giancarlo si era sganciato dal conto comune in banca ed aveva aperto un nuovo conto in un’altra banca; nemmeno sapevo, perché non mi curavo di queste cose, che aveva comunicato al tribunale la sua uscita dalla società che avevamo costituito e che aveva depositato un’altra griffe; in pratica, rompeva la collaborazione e mi privava della sua consulenza.
    
    Ero tanto presa dalla smania di celebrare il mio trionfo fasullo che non mi resi conto che per una settimana non mi cercò né in casa né a letto, che si era rifugiato nella cameretta studio e che viveva lì i giorni e le notti; neppure mi insospettì l’insistente odore di un profumo non mio; lui non usava profumi e il minimo avrebbe dovuto essere il sospetto che avesse un’altra donna; ma il mio ego era così smisurato che non tenevo in conto niente delle realtà di casa.
    
    Per il sabato successivo era prevista una nuova serata elegante alla quale eravamo invitati; il mio interesse era tutto concentrato su quell’evento; non riuscii a ...
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