1. Umiliare il mare


    Data: 27/04/2023, Categorie: Erotici Racconti, Sesso di Gruppo Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Etero Autoerotismo Voyeur Autore: nonoval, Fonte: RaccontiMilu

    ... sorridente.
    
    “Buongiorno”, mi fa allegro.
    
    Indossa dei sandali, dei pantaloncini corti, una canottiera. Trasporta in spalla delle corde, alcune più sottili, altre più spesse, che fisso con aria interrogativa. Per la verità, più che le corde, fisso le sue spalle, che sono magre, ma ben definite. Mi viene già l’acquolina, complici le carezze che mi sono riservata appena uscita dalla doccia. Ad ogni modo, sente di dovermi dare delle spiegazioni:
    
    “Le sto portando al porto… Quando non lavoro alla trattoria, sono quasi sempre in barca”
    
    “In barca. Che cosa carina. Una di quelle a remi? Non ci sono mai andata, mi piacerebbe”, gli dico onestamente – non che la mia intenzione fosse ricevere un invito ad andarci con lui, ci mancherebbe…
    
    “Sì, a remi. Non si arriva molto lontano dalla costa, ma è piacevole”. Più che alle sue parole, sono interessata alle sue spalle in questo momento. “Passa dalla trattoria oggi a pranzo, così se vuoi ci possiamo mettere d’accordo per fare un giro nel pomeriggio, ti va? Ti offro anche il dolce.” Dice, facendo l’occhiolino. “Ora, scappo ti saluto!”, dice, mettendosi di corsa in direzione delle banchine e allontanandosi da me. Non ho fatto in tempo a rispondergli; che carino, dev’essersi imbarazzato ed è scappato via. Ovviamente, mi va, di fare un giro sulla sua barca… Spero solo che il giro non si fermi lì. Sarebbe divertente anche un giro sul suo divano, tutto sommato. Sghignazzo al pensiero: che pervertita che sei, Luna.
    
    Mi siedo vicino ...
    ... al mare, con le onde a farmi compagnia. I sassi sono abbastanza grossi, ma nemmeno troppo scomodi. Passo così, le ore che mi separano dal pranzo. Da sola, penso alle mie superiori, ad Angelica, al mio ex, sempre che possa chiamarlo così. Il mio sguardo vaga svogliatamente tra i pochi passanti, il paesaggio e il cellulare; scatto qualche foto, mando qualche messaggio annoiato. Mi sdraio e riposo. Appena sento che il sole inizia a scottarmi la pelle, mi sposto. Ormai si è fatta quasi ora di pranzo. Passo in un piccolo negozietto di alimentari, dove una signora cordiale mi accoglie: prendo qualche pomodoro, un po’ di frutta, del formaggio, della pasta, un sugo pronto, il caffè – fondamentale – e qualche schifezza – altrettanto fondamentale. Mi dirigo verso l’appartamento e sulla strada incrocio una farmacia. Meglio essere previdenti; questi giovani d’oggi, sarebbero capaci di andare ad un appuntamento senza preservativi. Che indecenza. Entro e ne compro una scatola da dodici. Meglio abbondare, penso ridendo sotto i baffi, mentre il commesso mi guarda con una vena di malizia malcelata. Arrivo alla porta verde, faccio quelle scale ripide e sono in cucina.
    
    Da quando sono uscita dalla farmacia, profilattici alla mano, in un sacchetto anonimo, l’agitazione ha iniziato a farsi strada nel petto. Più che agitazione, è una sottile eccitazione, come un pregustare quello che arriverà. Spero solo di non restare delusa. E se poi la cosa non andasse in porto? No, impossibile, è stato troppo ...
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