1. Umiliare il mare


    Data: 27/04/2023, Categorie: Erotici Racconti, Sesso di Gruppo Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Etero Autoerotismo Voyeur Autore: nonoval, Fonte: RaccontiMilu

    ... calmarmi. Ora sono pronta per andare dal cameriere. Vado in bagno, guardandomi allo specchio: ho il viso arrossato, delle gocce di sudore mi imperlano la fronte, decorata ormai da una zona più scura: il bernoccolo di ieri. Lo tasto leggermente. Fa proprio male. Entro sotto una doccia fredda, sperando che mi possa placare. Di certo non potrei presentarmi in questo stato: sarei capacissima di aprire le gambe in qualche vicoletto e farmi riempire seduta stante da qualsiasi uomo fosse abbastanza fortunato da trovarsi lì in quel momento. Esco dalla doccia. Ha funzionato. Per lo meno, ho ripreso a respirare normalmente, i battiti del mio cuore si sono calmati. Mi vesto, mi guardo allo specchio prima di uscire: ottimo, sembro una ragazza normale, quasi per bene. Scendo le scale, apro la porta, mentre la calura del primo pomeriggio mi investe il viso.
    
    Mi incammino in direzione della piazza principale. Appena incrocio la trattoria, vi entro diretta. Tutti i tavoli sono vuoti, le luci sono spente. Solo la luce che entra dalle finestre infilandosi tra le imposte accostate illumina debolmente l’interno. Provo ad annunciare la mia presenza: “È permesso?”, dico in tono allegro. Qualche suono metallico, parecchio inquietante, proviene da qualche angolo della taverna. Un brivido di paura mi attraversa il corpo. Non so perché, ma sono fortemente tentata di girare i tacchi e darmela a gambe. Provo a ripeterlo: “È permesso?”. Questa volta, la mia voce risulta leggermente tremante. Una ...
    ... risposta proviene dalla stanza dietro la cassa.
    
    “Oh, salve, salve! Sono qui in cucina!”. È la voce del cameriere: “stavo finendo di preparare il dolce per te.” Da quell’uscio, fa capolino la sua testa, con due fila di denti splendenti che si rivolgono a me. Lo sento armeggiare in cucina; dopo qualche istante, ne esce con un piattino colmo di dolci, piccoli e tondi. Sembrano dei baci di dama, di primo acchito, ma sono completamente marroni.
    
    Mi viene vicino, scosta una sedia di un tavolo, appoggia i dolci e si dirige verso la finestra per fare entrare un poco di luce: “Siediti, siediti, cosa fai lì imbambolata?”, mi dice, mentre si piega in avanti per fissare le ante. “Come va, tutto bene?”
    
    “Non vedevo nessuno e credevo che mi avessi dato buca”, gli faccio, nel modo più dispettoso che riesco ad esprimere: “Comunque sì, tutto bene… Li hai fatti tu quindi?”
    
    “Sì, certo. Sono dei dolci al cioccolato e alla nocciola, con all’interno una crema di panna e cioccolato. Serviti pure”, mi invita sorridente.
    
    Non me lo faccio dire due volte. Fanno una gola quegli affari. Ne afferro uno e me lo infilo in bocca intero. Certamente, non è stata una performance di miglior eleganza, ma mi saprò far perdonare. Sono eccezionali. Ho la bocca piena, ma non riesco a non emettere un miagolio di approvazione.
    
    “Son buoni, vero?”, afferma, mentre si siede vicino a me. È visibilmente soddisfatto del suo dolce. “Si chiamano baci di Alassio. Beh, non siamo proprio ad Alassio, ma rimangono ...
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