La mora al tempo del virus
Data: 14/04/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Pablopd, Fonte: Annunci69
... io... – protestò ancora – sarà qualche idiota che ha usato il mio nome. Io non frequento questi posti”.
“Arrigo, ma cosa stanno dicendo?”, spalancò gli occhi Irene.
“Signora, era anche lei a Bergamo giovedì scorso?”, chiese il poliziotto.
“Io, ma no, no, certo che no. Io ero a casa, a Bergamo ci è andato solo lui. Ma non era una cena di lavoro Arrigo, ma che hai fatto?”
“Ma ti ho detto che è un errore, ero a cena mica dove... non so di cosa parlano”.
Il poliziotto replicò calmo: “Guardi che abbiamo dovuto fare un sacco di verifiche e risulta che lei era lì, abbiamo i mezzi elettronici per certificarlo...”
“Cosa avete fatto? Avete seguito il gps del cellulare? Ma è illegale, e comunque non è possibile, perché non ho attivato il rilevatore di posizione e soprattutto l'ho spento prima di cena, quindi il segnale che avete rilevato non è sicuramente il mio. Vi state sbagliando”.
“In realtà no. Non seguiamo nessuno illegalmente e non abbiamo tracciato il suo cellulare. Lei ha un'auto con il tracciamento automatico di emergenza. Si ricorda quei due pulsanti che ha sul cruscotto? Abbiamo chiesto alla casa madre e ci ha ricostruito i movimenti confermando che quel giorno risultava ferma nel parcheggio interno del locale. Ora per favore, vuole fare il tampone con questi due ...
... infermieri?”.
Irene sgranò gli occhi che sembravano fulminarlo. Cominciò a insultarlo e a tirare giù oggetti dalle librerie furiosa minacciandolo di ogni morte possibile. Arrigo si arrese e si preparò alla tempesta. I giornali ne parlavano di questo virus del cavolo che cominciava a circolare, ma non gli aveva dato peso. Cosa vuoi che succeda. E poi proprio a me?
Prelevarono il tampone. Arrigo tentò timidamente di protestare per la violazione della privacy e degli obblighi di riservatezza. “Il poliziotto lo gelò: “Guardi che in questa situazione non abbiamo tempo da perdere con nessuno”.
Irene tornò furiosa dalla sua stanza: “E ora cosa dovremmo fare?”.
Il poliziotto mantenne un atteggiamento formale. “Vi sapremo dire. Intanto avete l'obbligo di restare a casa”. Ripose al telefono. Annuì. Si rivolse a Irene: “Ma lei si chiama Irene Gualdi?”
Irene lo guardò perplessa. “E' il mio nome da ragazza, sì. Perché me lo chiede?”
Il poliziotto aggrottò un sopracciglio: “Hanno ricoverato un uomo e ricostruito i suoi spostamenti recenti. Dice di non aver frequentato quasi nessuno da una settimana, ma di essere stato a letto con una sua collega di lavoro, Irene Gualdi, giovedì della scorsa settimana, come dice facesse ogni volta che suo marito era via”. Sospettiamo che il focolaio infettivo sia partito da qui.