La mora al tempo del virus
Data: 14/04/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Pablopd, Fonte: Annunci69
LA MORA AL TEMPO DEL VIRUS
Arrigo pensò che non si sarebbe spaventato per così poco: “In fondo trasgredire significa anche non farsi spaventare dalle regole e dalle imposizioni, e poi so ben regolarmi da solo”, pensò. Aveva studiato tutto con estrema cura, una cena di lavoro a Bergamo, molto importante, di quelle che non sai quando finiscono: “Ma non preoccuparti – aveva detto a Irene, la moglie -, alla peggio se faccio troppo tardi mi fermo fuori ma ti avviso con un sms”. Lei annuì appena. Era abituata a questo andare e venire del marito e la sua serie tv preferita aveva già mandato la sigla. “Va bene, ti raccomando ora zitto che se no mi perdo il riassunto delle altre puntate”. Si mandarono un bacio. Arrigo uscì.
Bergamo era a un'ora di autostrada, anche un quarto d'ora in più prevedendo traffico, ma non avrebbe corso rischi di incontrare persone note o colleghi di lavoro. Molti di questi, poi, sapeva che si erano rintanati in casa per paura del virus. Che sciocchi! “Meglio così”, si disse. Aveva scelto abiti casual eleganti, buoni per una cena di lavoro ma anche per un privé: giacca, cravatta, pantaloni scuri e mocassini. I mocassini si potevano togliere e mettere in fretta in caso di necessità. La cravatta finì subito sul sedile del passeggero, ancora annodata per poterla eventualmente rimettere prima di tornare a casa. Sfilò la fede d'oro dall'anulare e la chiuse in una scatolina che teneva nel vano del cruscotto.
La strada era sgombra, solo qualche tir e ...
... qualche idiota che lampeggiava da chilometri per farti spostare di corsia, neanche avesse una Ferrari. Ah no, era una Ferrari... Vabbé. Sempre idiota rimaneva.
La sua “fuga “ aveva un obiettivo preciso: una mora intrigante che aveva conosciuto il mese prima. Era in coppia con un tipo simpatico. Molto spigliati entrambi. Si erano trovati al bancone del bar del privé e avevano cominciato a parlare di vini, fra una parola e l'altra anche di sesso, della gente in sala, di loro. Era la seconda volta che provavano quel club. Venivano da Firenze per lavoro: “Così ne approfittiamo per fare una scappata qui, che mi pare un bel posticino”, aveva detto lei ammiccante. Aveva finto in un primo tempo di non guardare le forme rotonde del suo seno che si appoggiavano senza pudore a quel poco di vestito che rivelava una scollatura generosa. “Bel vestito” disse Arrigo con un sorriso. “Ne farei volentieri a meno, anche se meno di così...” rise la bella mora. E accavallò le gambe tirando un po' più su il bordo dell'abito che a malapena superava l'inguine. “Oggi avrei voluto divertirmi, ma non è giornata”, confidò.
Era la settimana sbagliata del mese. Ma il mese successivo sarebbero tornati a Bergamo e “quel” problema, fatti due conti, non ci sarebbe stato: “E allora aléééé”, rise lei, seguita dal compagno. Arrigo fece tintinnare il bicchiere. Disse che sicuramente ci sarebbe stato, che si chiamava Roger e che sarebbe stato felice di rivederli. Laura e Diego, così si erano presentati - ma i nomi ...