Blade: nel Bayou
Data: 24/07/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Allo stomaco e poi con un montante. Mi lanciò a terra, caddi di schiena. -Ora muori!-, ringhiò lui. Montò su di me e prese a strangolarmi. A tentoni cercai il bowie. Lo trovai. Pugnalai sotto l’ascella. Affondò come nel burro. Estrassi. Sangue. Molto. Ojambe urlò, si scansò. Cercò di tamponarsi la ferita. Inutile. Mi alzai tossendo, ero vivo! Dolorante e pesto peggio che una zampogna… Ma vivo! Il mio avversario sanguinava a fiotti, la pioggia lavava via il sangue, facendolo fluire verso gli acquitrini. Mi avvicinai. -Perché?-, chiesi, -Perché l’oro? Perché i quattro? Perché il prestito di Zhara?-, chiesi. -Io… non so.. di cosa parli!-, esclamò. Lo fissai. Alla luce di un lampo, vidi qualcosa. I suoi occhi. La sua espressione era quella di una persona morente, ma oltre essa c’era stupore. Puro e assoluto. Non ne sapeva davvero niente? Allora… Gli indizi andarono al loro posto. Alla svelta. Mi avvicinai. Tastai il mostro. Cercai qualcosa. La trovai. Sotto la mota e la melma, una cerniera. Tirai. Dopo minuti, sfilai il casco, rivelando il viso di un uomo. Un bianco, quarantasei anni minimo, muscoloso come un culturista. Ojambe non era un mutante, era un killer, ma non uno come me. Tastai la tuta. Foderata in kevlar di nuova concezione. Bloccava i colpi di coltello. Poche o nessuna giuntura, salvo dove avevo colpito per salvarmi la vita. Dove, per assurdo, avrebbe dovuto esserci una protezione. Mi presi il braccio con l’altra mano. Strinsi i denti. Diedi la torsione. Crack! ...
... Il mio urlo si perse nella pioggia.
Fu all’alba che tornai all’hotel. Jeanie mi vide tornare. Mi osservò per un lungo istante. -L’hai…?-, chiese. Annuii. Salii verso camera mia. Tolsi gli abiti, tutti. Non mi ero riportato le armi. A parte il bowie, non mi sarebbero servite. M’infilai sotto la doccia. Il tempo aveva operato il suo miracolo anche se ero esausto e avrei dovuto dormire, ma non prima di vedere la fine di questa storia. Il mio fattore rigenerante aveva rimesso le cose a posto, più o meno. Salvo un paio. Sentii qualcuno bussare. -Entra.-, dissi. Sapevo già chi era. Jeanie entrò. Stesso abito del giorno prima. Non mi curai di coprirmi. -È morto?-, chiese. Io annuii. Lei si sedette sul letto, sussurrando qualcosa. -Ora siamo liberi…-, sussurrò, -Grazie.-, mi abbracciò. Ricambiai l’abbraccio, stringendola. -Peccato che il gioco sia finito.-, dissi. Jeanie rimase immobile. La sentii irrigidirsi nel mio abbraccio. -Che vuoi dire?-, chiese staccandosi. Sorpresa, mi fissava senza capire. -Che so tutto, Jeanie. Non é stato Ojambe a fregare Zhara, ma tu e i tuoi, con l’aiuto di Jacques.-, dissi. -No… Io…-, iniziò lei. Io scossi il capo. -Ojambe non é mai esistito: é solo una leggenda messa in piedi da un vostro amico per permettervi di tenere i curiosi alla larga e sistemare i debitori che vengono a riscuotere. E Jacques si é inserito nell’equazione per via del furtarello dei lingotti.-, dissi. -Ma non é vero! Non ne so niente! Io… ero venuta per te…-, il suo tono ...