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L'Ascensore
Data: 09/04/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Natale Seremia, Fonte: EroticiRacconti
... laconico: “Ci sarò”. Decisi di tornare a casa. Il pomeriggio trascorse con una lentezza esasperante. Cercai di distrarmi correggendo i compiti dei miei studenti ma trovai quasi impossibile concentrarmi. In serata preparai una cena leggera per la mia ospite. Non volevo “appesantirla”. Avevo programmi impegnativi per lei. E poi non ero un grande cuoco. Filet mignon al pepe rosa, insalata mista ed una bottiglia di Brunello di Montalcino fu tutto quello che riuscii a preparare. Cinque minuti prima delle 21 era tutto pronto e in tavola. Stranamente non ero più nervoso. Forse mi aiuta la consapevolezza di sapere cosa voglio e che Roberta è qualcosa di più di un’occasione generata per caso. La voglio e la voglio in un modo totalizzante. Roberta deve essere mia. Nessun altro esito era ammesso. Alle 21.02 il campanello di casa trillò. Aprii la porta, eccola finalmente di fronte a me, appena un po’ pallida. Due occhi nocciola profondi come le acque scure di un lago. I capelli sciolti che le lambivano le spalle. Indossava un vestito nero con una scollatura appena accennata e sobri accessori dall’apparenza molto costosa. In mano aveva una piccola borsetta. “Accomodati” le sorrisi incoraggiante. La sua figura piacente, appena un po’ eccessivamente prosperosa, si fece strada nel mio ampio soggiorno tinello. La vidi sbriciare il tavolo perfettamente apparecchiato per due. “Hai fame?” chiesi. “Si, un po’.” La sua voce mi sembrò ferma, tranquilla, come chi ha preso una ...
... decisione difficile ma irrevocabile. “Questo dove lo metto?” mi domandò estraendo dalla borsetta il plug nero. Sorrisi ironicamente. Spostai appena una sedia dalla tavola. Mi sedetti e allungai una una mano verso di lei. “Vieni.” Esitò solo un istante. Poi si avvicinò quel tanto che bastava perché io potessi prenderla per la vita e spingerla con fermezza ma, lasciandole la sensazione che potessi sottrarsi se lo desiderava, sulle mie ginocchia. Non lo fece. Contemplai il suo culo che si disegnava perfettamente sotto il vestito. Lei non diceva una parola. Accettava la sua sottomissione come fosse scontata. Le sollevai il vestito. Le sue mutandine bianche di pizzo faticavano a contenere due natiche imperiali. La prima sculacciata era come l’incipit di una sinfonia. Un preludio ad un movimento che si farà intenso nell’arco di pochi minuti. Le colpii le natiche alternativamente attento a dosare la forza in modo da portarla gradualmente verso i suoi limiti. Roberta sussultava ad ogni sculaccione. La sua pelle chiara si colorò da prima di un rosa pallido, che poi si accese di un colore più vivido. Iniziò a gemere a bassa voce. Mi interruppi soltanto per abbassarle le mutandine e continuai a sculacciarla con maggiore intensità. Lei si inarcava per gestire un dolore a cui non era evidentemente abituata. “Vuoi che smetta?” le chiesi. “No.” rispose a bassa voce con una determinazione che mi sorprese. Capii a quel punto che lei aveva deciso di essere davvero mia. ...