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L'Ascensore
Data: 09/04/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Natale Seremia, Fonte: EroticiRacconti
... gialla ghiacciato. Non avevo fame e spelluzicai distrattamente per tutto il pasto. “Ti senti bene?” mi chiese premuroso Umberto ad un certo punto “Si, perché?” “Mi sembra che tu non abbia appetito.” “E’ solo che forse ho ecceduto con la colazione stamattina” sorrisi cercando di schermirmi. “Non ti piace?” “Scherzi? E’ buonissimo!”. Per dimostrare che non stavo mentendo mi applicai nel buttare giù qualche forchettata di risotto. Il plug mi dilaniava le viscere. Ero tentata di andare in bagno e togliermelo. Però esitavo. Che cavolo facevo. Claudio non poteva vedermi. Adesso lo tolgo, mi dissi e poi magari lo rimetto. No, adesso lo tolgo definitivamente ed affanculo questa stronzata. Ma lo volevo davvero togliere? Mi resi conto che l’idea di deludere Claudio mi era intollerabile almeno quanto il fastidio che mi procurava quell’oggetto di plastica. “Allora che ne dici?” chiese perplesso Umberto. Cazzo! Cosa avrà detto, non ho sentito una parola, pensai uscendo dalle mie farneticanti elucubrazioni. “Mi sembra una buona idea – balbettai – Scusami devo andare un minuto in bagno”. Umberto da consumato gentiluomo si alzò in piedi quando io, a mia volta, mi alzai per cercare la toilette. Gli sorrisi per rassicurarlo e mi precipitai dentro il ristorante alla ricerca del bagno. In quel mentre sentii il cellulare vibrare. Un messaggio. Lo aprii freneticamente. Era di Claudio. “Lo indossi ancora?”. “Si.” rispondo all’istante. Passano pochi ...
... secondi ed un altro messaggio si materializza. “Adesso puoi togliertelo”. Senza riflettere rispondo: “Ma non volevi una prova?”. “Mi fido di te. Toglilo”. Rimango frastornata e poi avvertii un assurdo sentimento di orgoglio. Claudio si fidava di me. Entrai in bagno. Mi abbassai le mutandine e delicatamente estrassi il piccolo strumento di tortura dal mio sedere, mugolando di dolore. Con orrore vidi che era sporco e macchiato da alcune goccioline di sangue. Lo lavai freneticamente sotto il rubinetto. Cercai di cancellare non solo le tracce fisiche ma soprattutto quelle della mia devianza morale che mi aveva portato in questo bagno con un plug sporco di sangue e merda in mano. Mi ricomposi e tornai da Umberto. Finimmo di pranzare scambiando poche parole. Lui doveva aver capito che c’era qualcosa che non andava ma, da uomo garbato e rispettoso quale era, aveva deciso di non pressarmi. Di lasciarmi il mio spazio. Gli ero grata per questo ed allo stesso tempo questo comportamento del mio uomo mi faceva sentire uno schifo. Dopo pranzo decidemmo di passeggiare per il lungolago. La giornata era meravigliosa e le persone sciamavano assorbendo la primavera che esplodeva in tutti i suoi colori e profumi. Dopo qualche minuto scorsi un piccolo sentiero sulla sinistra, presi per mano Umberto e lo trascinai con me. Il sentiero si inerpicava dolcemente verso una macchia formata da qualche cipresso e da piante di alloro e di rododendri. Ansimando leggermente arrivammo al ...