L'Ascensore
Data: 09/04/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Natale Seremia, Fonte: EroticiRacconti
... finché non andrai a letto stasera” puntualizzò il suo vicino di casa.
“Ma….” cercò di interloquire Roberta.
“Nessun ma. Se lo togli non mi vedrai più.”
“Posso voltarmi?”
“Si” concesse Claudio. Lo sguardo dell’uomo non abbandonò il suo, in una muta ostentazione di autorità. Alla fine fu lei ad abbassare gli occhi.
“Non lo toglierò” mormoro a voce bassissima Roberta.
“Ogni tanto ti chiederò di inviarmi una foto che comprovi la tua lealtà” disse Claudio, alzando la posta in gioco ancora un po'.
Ormai domata Roberta si limitò ad annuire.
“Adesso vai pure. Io prendo le scale”. Rimasta sola Roberta sbloccò l’ascensore e premette il pulsante del piano terra.
Con andatura leggermente barcollante uscì nel sole primaverile di Milano con il plug saldamente piantato nelle sue chiappe. Tra mezz’ora doveva incontrare Umberto.
3.
Roberta
Il momento più difficile era stato quando Umberto mi aveva baciata, come fa sempre prima di farmi accomodare sulla sua Audi A4 TDC. I baci di Umberto sono semplici, rassicuranti, metodici. La sua lingua giocava con la mia solo il tempo che la sua mano accarezzasse i miei capelli, che oggi avevo lasciato sciolti, per poi passare fugacemente sul viso.
Mentre mi bacia non potevo fare a meno di vergognarmi. Lo stavo tradendo, con una facilità ed un’incoscienza che non avrei mai supposto che mi appartenessero. Me lo ricordava il plug infisso saldamente nel mio sedere e che iniziava a darmi sempre più fastidio. Avevo 39 anni ...
... e negli ultimi 15 anni di vita sono stata essenzialmente monogama nelle mie relazioni. Devo essere sincera una fedeltà in parte dovuta al fatto che dopo 10 ore di lavoro medie al giorno, non avevo tempo e voglia di complicarmi la vita anche con la gestione di un’amante.
Io e Umberto stavamo insieme da quasi tre anni. Ed adesso lo stavo tradendo con una storia assurda, nata casualmente in un ascensore e che aveva demolito la mia razionalità con una facilità che aumentava il mio disorientamento.
L’ora di viaggio che intercorre da Milano al ristorante La Baia di Moltrasio sulle rive del lago di Como fu una tortura. Fisica, perché il plug mi faceva male, cercavo di contenere il dolore cambiando frequentemente posizione ed emotiva, non riescivo a guardare negli occhi Umberto che guidava con la consueta prudenza, parlandomi della sua settimana di lavoro, dell’ultima partita a paddle e del viaggio che stavamo organizzando in Canada per la prossima estate.
Faticavo a seguire i suoi discorsi ed a stento anche riuscì a rispondere nel modo giusto ed al momento giusto per non fargli capire quanto ero agitata ed assente. Al ristorante il cameriere ci fece accomodare sul lungo e stretto terrazzino affacciato sul lago. Il tiepido sole di aprile faceva baluginare di riflessi l’acqua. Ne approfittai per mettermi gli occhiali scuri. Non volevo che Umberto leggesse nei miei occhi il senso di colpa e di disagio. Prendemmo entrambi un risotto con il persico, insalata greca ed un Ribolla ...