L'Ascensore
Data: 09/04/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Natale Seremia, Fonte: EroticiRacconti
... dove si intravedeva la protagonista bendata e legata dal suo giovane, controverso e ricco amante.
Nient’altro. Solo quella clip. Senza una parola. Un commento, una battuta. Niente.
Spinto da un’intuizione cercai su youtube una breve video di “Histoire d’O”, un vecchio film con Carole Andrè. La scena era quella dove il giovane amante di O, sfila le mutandine in auto alla sua giovane fidanzata prima di consegnarla alla dominazione di Sir Stephen.
Le inviai in privato il link. Quella sera non ci incontrammo davanti all’ascensore ed un sentimento di delusione mi assalì. Forse avevo fatto una mossa sbagliata. Oppure avevo frainteso un messaggio o un’aspettativa appena accennata o forse più semplicemente i nostri orari per una volta non coincidevano. Un’ora più tardi invece mentre nel microonde scaldo delle orribili lasagne surgelate, una notifica su Messanger manda all’aria ogni mia elucubrazione e mi lasciò senza fiato.
“Potrei non averle indosso……”. Mio malgardo ammisi con me stesso che questa donna aveva il potere di stupirmi. Adesso non stavo più nella pelle. Non vedevo l’ora di rivederla. Non riescì a non pensare a lei per tutta la serata. Alla fine dopo contorte ed agitate riflessioni credetti di sapere come dovevo comportarmi per evitare che quella apparente disponibilità potesse tradursi in un rifiuto. Passai una notte agitata, con sogni talmente erotici che mi svegliai con una colossale erezione. Dovetti farmi una sega sotto la doccia per stemperare la ...
... tensione.
La giornata passò lentissima. Arrivai a casa alle 19.45. Davanti all’ascensore lei non c’era, in compenso trovai due vecchietti che trascinavano con fatica alcune buste della spesa. Mi allontanai fingendo di dover fare una telefonata. Volevo aspettare. I minuti passavano lentamente. L’attesa si fece snervante. Alla fine mi arresi erano quasi le venti e trenta quando, sconsolato, pigiai il pulsante di chiamata dell’ascensore. Ero deluso ed irritato, soprattutto con me stesso, per il castello di aspettative che mi ero costruito nelle ultime ore.
Le porte si aprirono ed io entrai, trascinandomi stancamente nella cabina. Stavo per premere il pulsante del nono piano quando mi accorsi che il portone di casa si apriva. Era lei. Mi vedi nell’ascensore ed iniziò a correre perlomeno come glielo permetteva un vestitino verde attillato che non nascondeva niente delle sue forme generose.
“Aspetta!” quasi gridò, affannata.
Improvvisamente recupero tutto il mio sangue freddo. L’attesi, tenendo una mano sulle cellule fotoelettriche dell’ascensore. Irruppe trafelata. Senza dire una parola selezionai il tasto del nono piano. Lei mi guardò ansimando leggermente. Rimanemmo così per qualche secondo, il mio sguardo perso sulle sue labbra appena socchiuse e sul suo petto che si sollevava su e giù in una respirazione affannata che non dipendeva soltanto dalla piccola corsa sostenuta. La presi per le spalle e la voltai bruscamenteo contro una parete dell’ascensore. Roberta non reagì. ...