L'Ascensore
Data: 09/04/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Natale Seremia, Fonte: EroticiRacconti
... Con le mani le afferrai il bordo del vestito attillato e lo sollevai su fin sopra le natiche generose.
Non indossava mutandine. Sentii il suo respiro affannato e stavolta fui sicuro non si trattasse degli effetti della breve corsa. Avvicinai la mia bocca alle sue orecchie facendole sentire la pressione della mia erezione sulle sue chiappe.
“Da ora sei mia”, le sussurrai. La vedi arrossire. Il suo profumo mi stordiva, sapeva di gelsomino e di sesso.
L’ascensore si fermò al mio piano. Rimanemmo fermi in una posa irreale. Indifferenti al rischio che correvamo di essere visti. Alla fine mi scossi come chi si risveglia da un sogno, recuperai la borsa dal pavimento dell’ascensore e le dissi con voce appena un po’ arrochita.
“Per stasera basta così”. Uscii e l’ultima immagine che vidi di Roberta era quella di lei appoggiata alla parete dell’ascensore con il vestito rialzato ed il culo prosperoso in bella mostra.
2.
Roberta era incredula. Non sapeva capacitarsi di quello che era successo la sera prima in ascensore con Claudio. Per tutta la giornata in ufficio un guazzabuglio di emozioni contrastanti (vergogna, eccitazione, rabbia) gli avevano reso difficile concentrarsi sul lavoro. Durante le riunioni, spesso i suoi collaboratori la sorprendevano con lo sguardo assente, vagamente trasognato. Si giustificò dicendo che aveva dormito poco e che aveva un gran mal di testa.
Non riusciva a capire perché aveva concesso ad un uomo che nell’ultimo anno aveva ...
... incrociato davanti all’ascensore, si e no, una ventina di volte, di voltarla rudemente contro una parete e denudarle il sedere. Per la verità non riusciva anche a capire perché, in risposta alla clip che gli aveva inviato, lo aveva provocato con quella risposta sibillina: “Potrei non averle indosso…”. Evidentemente c’erano cose di lei, desideri inconfessabili, pulsioni che neppure lei conosceva bene. Qualcosa che si era, per così dire, attivato soltanto attraverso sguardi e pochi messaggi scambiati su un social. Una Roberta impavida, trasgressiva, sognatrice avida di esperienze che riteneva confinate nell’ambito delle semplici ed innocue fantasie.
E la cosa le era definitivamente sfuggita di mano quando nel tardo pomeriggio, prima di uscire dall’ufficio era andata in bagno a togliersi le mutandine nere che indossava. Si rese conto che desiderava incrociarlo in ascensore per leggere sul suo volto il desiderio o perlomeno la curiosità morbosa di uno scenario appena evocato.
Eppure le prime volte che aveva incrociato Claudio, allora non sapeva neppure il suo nome, non gli aveva fatto una grande impressione. Non molto alto, superava di qualche centimetro il metro e settanta, un fisico asciutto ma non tonico. L’aspetto di un topo da biblioteca con due occhialini rotondi. Un velo di barba su un volto dai lineamenti regolari, capelli cortissimi per cercare di mitigare i primi spruzzi bianchi.
Doveva avere più o meno la sua età. Intorno ai quarant’anni o poco più. Insomma un tipo ...