La palestra, la doccia e la… 3 (...ma basta docce)
Data: 19/07/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Megaciccio, Fonte: Annunci69
... pian piano si scioglie e si tranquillizza. È preso dal suo compito, ogni tanto i nostri sguardi si incrociano, mentre mi trova a fissargli la scollatura della camicia che si tocca e talvolta allarga, o quando io mi accorgo che lui fissa me e gli faccio un sorriso.
Poi, ad un certo punto dico: “Marco, ma vuoi un po’ d’acqua? Scusaci, non ti abbiamo offerto nulla! Sai, non sono abituato ad avere gente a casa. Stefano, però tu ci potevi pensare! Sono quasi due ore che parlate, ormai avrete la gola secca”
“Grazie signor Marini, non si preoccupi” dice Marco
“Beh, però papà ha ragione, almeno un po’ d’acqua ci vuole.” ribatte mio figlio.
“Stefano, ma ormai è tanto che andate avanti. Fate una pausa. Ci vorrebbe una merenda. Abbiamo nulla?”
“Credo ci sia una busta di biscotti o poco più” mi dice Stefano.
“No, guarda, quella è finita stamattina. Poi vado a fare spesa e li ricompro.”
“Ma sei sicuro? Mi ricordo che il sacchetto era pieno a colazione”.
“No, no, sono finiti. Controlla se vuoi. Dai, prendi questi” gli dico allungandogli qualche banconota “e va prendere un po’ di pizza giù all’angolo. Ho tanta voglia di un po’ di margherita. Fallo per papà.”
“Ok, come vuoi. Marco tu che fai?” dice rivolgendosi all’amico.
“Non preoccuparti, intrattengo io il tuo amico. Tanto ci metterai pochi minuti. Dai, vai.”
“Ok, vado.” dice chiudendo il libro, dopo averci infilato una matita dentro per non perdere il segno.
Si alza e si allontana mentre io e Marco ci ...
... fissiamo in silenzio. Fermi, immobili, con le sue guance che tornano ad arrossire per l’imbarazzo.
“Papà!” urla stefano dal corridoio “ma hai visto le mie chiavi di casa? Non le trovo”
“Non sono all’ingresso?” suggerisco restando al mio posto. Sento rimescolare un po di oggetti sul piano in legno del mobile.
“No, non ci sono.”
“Dai, non preoccuparti, vai. Tanto ci siamo noi qui ad aprirti. E prendi anche qualcosa da bere!”
“Ok”.
L'inconfondibile rumore della porta che si apre e poi si chiude, seguito dal silenzio totale non ci lascia dubbi: siamo rimasti soli.
Marco ora è paonazzo ed è tornato a fissare l’inesistente punto di prima sul tavolo.
Mi alzo e mi siedo al posto di mio figlio.
“Marco, calmati, non succede nulla. Ho capito, non lo sa nessuno. E io non lo dirò a nessuno. Cosa credi che voglia che mio figlio scopra che vado con gli uomini? Con i ragazzi della sua età poi? Con me sei al sicuro”, cerco di rassicurarlo.
“Grazie Signor Marini. Mi scusi. Non pensavo… non ho riflettuto…” biascica.
“Per prima cosa mi chiamo Antonio, e visti i nostri trascorsi puoi chiamarmi per nome. Poi, su cosa non avevi riflettuto?”
“Sa, quella sera in palestra… Ero arrivato in città da poco. Io vengo da un paese molto più piccolo, prima studiavo soprattutto da pendolare. L’approccio con una realtà molto più grande di quella a cui ero abituato, in cui nessuno ti conosce. Da noi tutti sanno chi sono tutti. Credevo di poter condurre un’esistenza più anonima. ...