1. Qualche piccolo dettaglio legale


    Data: 05/12/2022, Categorie: Tradimenti Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69

    ... mossa tanto diretta, aveva in mano qualcosa.
    
    “Cosa ti fa pensare che firmerò un abominio simile?”
    
    Tirò fuori qualcosa d’altro dal cassetto. Un plico alto quasi una spanna sul quale campeggiava l’etichetta La troia al lavoro.
    
    “Vuoi aprirlo?” mi chiese.
    
    Scossi il capo. Non ce n’era bisogno. Sapevo esattamente cosa c’era in quei fogli. Non mi vergognavo di chi ero, o di quello che facevo, ma essere messa a nudo davanti al mondo era qualcosa che neppure io potevo permettermi.
    
    Cercai di controllarmi, e feci appello alla logica.
    
    “Senti” cominciai “qui parlate di danno patrimoniale, ma poi fate cenno alla reputazione. A quale livello si colloca la vostra richiesta di risarcimento?”
    
    Avevo un buon lavoro, e il mio uomo mi avrebbe aiutato. Se volevano soldi, avrei potuto venirne fuori. In fondo, anche se la famiglia di Antonio era ricca, lui se la passava piuttosto male. Forse paparino si era stufato di avere il rampollo con la faccia nella mangiatoia e aveva deciso di provvedere.
    
    “Niente soldi” disse, dando un colpo di piccone alle mie speranze “tu ci hai umiliati. Mi hai umiliato.”
    
    “Avevi detto nessuna rivalsa” tentai di difendermi.
    
    “Non si tratta di rivalsa, ma di giustizia. Hai fatto la troia mentre mangiavi alla nostra tavola. Hai mentito, hai offeso. Hai rubato la mia dignità. Ora devi pagare. Ma, a differenza di te, sarò più benevolo. Tu mi hai umiliato di fronte al mondo. I miei colleghi, i miei amici, la mia famiglia, tutti sapevano quello che ...
    ... facevi e ridevano di me. Io invece ti umilierò qui, tra le mura di questa stanza. Quando avrò finito, entrambi usciremo di qui, e dimenticheremo tutto. Le nostre vite potranno ricominciare.”
    
    Vidi le lacrime nei suoi occhi. Era la verità. La sua verità. Non avrebbe mai potuto andare avanti, finchè non avesse chiuso quel conto. Il senso di pena che provavo per lui dilagò come una marea.
    
    Si alzò e mi porse la mano. Senza parlare, la presi e mi alzai in piedi di fronte a lui.
    
    Si portò alle mie spalle, sfiorando il mio collo.
    
    “Questa collana di perle… è tua?” chiese.
    
    “Sì.”
    
    “No. È mia” disse, e la sganciò. La soppesò per un attimo. Poi la mandò a frantumarsi sul pavimento.
    
    Osservai le piccole biglie bianche rimbalzare e rotolare in ogni direzione, in una tintinnante cacofonia che risuonò nel silenzio come una sentenza.
    
    Mi sentii accarezzare la schiena e i fianchi attraverso la sottile stoffa del vestito.
    
    “Questo vestito di LiuJo. È tuo?”
    
    “Ascolta, io…”
    
    “Rispondi.”
    
    “No” mi piegai a quel gioco.
    
    “Infatti. È mio.”
    
    Armeggiò per qualche istante con la cerniera, poi abbassò le spalline e lasciò cadere il vestito sul pavimento. Lo scalciò lontano.
    
    Ero nuda. Soltanto un paio di autoreggenti e un perizoma si frapponevano fra me e l’imminente assalto sessuale.
    
    Ero decisa a non guardarlo. Mi sarei lasciata fare tutto, pur di uscire di lì, ma non lo avrei guardato.
    
    Mi sfiorò i seni nudi, facendo passare i capezzoli tra le dita. Come spesso mi ...
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