Qualche piccolo dettaglio legale
Data: 05/12/2022,
Categorie:
Tradimenti
Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69
Il giorno del divorzio dal mio primo marito fu il più felice della mia vita.
Fu anche il più umiliante, e come le due cose stiano assieme resta un mistero anche per me stessa.
Mi recai in tribunale verso le dieci. Indossavo un abito senza maniche, rosa con una fantasia a fiori, lungo appena sopra il ginocchio, e una giacca scura. Il mio avvocato mi aveva suggerito di non truccarmi, perché i giudici erano più benevoli con donne acqua e sapone. A quanto pare l’ostentazione della bellezza femminile risvegliava antichi retaggi patriarcali nelle nostre toghe, e non c’era ragione che apparissi puttana più del necessario. Passeggiavo nervosamente da circa un quarto d’ora quando finalmente lo vidi.
Non incontravo il mio ex marito da quasi tre anni, e fui sorpresa nel constatare quanto la separazione gli avesse fatto bene. Era tonico, muscoloso, il viso rinfrancato da una giovinezza che avevo visto lentamente sbiadire negli anni del nostro infelice matrimonio.
Sentii il cellulare vibrare nella borsetta.
Tutto ok?
Il mio nuovo compagno era molto apprensivo circa quell’incontro. Da un lato attendevamo con ansia il lasciapassare della Corte per ufficializzare al mondo intero il nostro amore, dall’altro sapeva quanto tormentata fosse stata la mia relazione, e conosceva alla perfezione gli strascichi e gli irrisolti che portavo ancora con me. Normale che fosse apprensivo.
Tutto a posto, non preoccuparti, lo rassicurai, e andai incontro al mio ex marito.
“Stai ...
... benissimo” esordii.
“Anche tu.” rispose, Mi elargì un breve abbraccio che fu quasi affettuoso.
Rimasi spiazzata. Negli anni, la violenza del nostro disprezzo reciproco si era smussata fino a sfociare in una civile indifferenza. Ci scrivevamo messaggi di auguri a Natale e ai compleanni, e l’anno passato eravamo giunti a scambiarci una telefonata in occasione delle Nozze d’Oro dei suoi genitori, ma certo non eravamo amici. Mi baciò su una guancia, permettendomi di assaporare la sua acqua di colonia sportiva.
“Dopo tanti anni, sono io che ti faccio aspettare, stavolta!” esclamò con un sorrisetto perfido sul volto perfettamente rasato.
“C’è una prima volta per tutto. E un’ultima” dissi.
L’udienza fu breve.
Un riassunto delle clausole, costellato da cenni di assenso a destra e a sinistra. Una breve chiosa del giudice, seguiti da un paio di firme, poi liberi tutti.
Ho finito. Ti raggiun_
Stavo digitando il mio primo messaggio da donna libera, quando mi sentii afferrare per un braccio.
Era lui. Fui irritata dalla perentorietà di quel gesto, come se accampasse ancora diritti su di me.
“Cosa c’è?”
Ritrasse istantaneamente la mano, con un sorriso che trasudava amichevolezza. “Scusa, non volevo spaventarti.”
“Non mi hai spaventata.”
Sono finiti i tempi in cui potevi spaventarmi, pensai.
“Sì, ovvio… cioè…”
Gli rivolsi un sorriso sprezzante. Dietro a quei modi da uomo di mondo era rimasto il ragazzino senza palle di un tempo. “Cosa vuoi?”
“Niente, ...