Il Ranch
Data: 25/11/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Autore: Koss, Fonte: RaccontiMilu
... entrava si giravano dando loro le spalle e incrociavano le braccia dietro la schiena. Avevano imparato ad essere ubbidienti. All’inizio qualcuna si era ribellata, ma dentro lo stallo c’era poco spazio per lottare, anche se le puledre erano nettamente più forti delle serve queste ultime avevano il frustino ed avevano imparato ad usarlo come un manganello. E poi, bastava un grido di allarme perché di serve ne arrivassero altre cinque, tra loro erano molto solidali, a chiunque di loro poteva capitare di avere a che fare con una puledra ribelle. Nei casi peggiori arrivava anche qualche guardiano e per la puledra era la fine. Le punizioni erano implacabili e molto severe. La frusta era lo strumento preferito, ma anche la bacchetta, e alcuni preferivano usare le mani, pugni e schiaffi, dovunque. Quindi le ribellioni finirono presto. Infine, una volta che alla puledra venivano immobilizzate le braccia per loro era impossibile lottare e c’erano ben altri mezzi di costrizione che potevano essere applicati sulle giumente. Le puledre avevano le braccia libere solo quando erano chiuse dentro il loro stallo. Infatti, la prima cosa che la serva faceva era prendere da un gancio un guanto lungo tra i trenta e i cinquanta centimetri, dipendeva dalla taglia della puledra, e infilarlo nelle braccia protese, poi, con lacci di cuoio, stringeva in alto e chiudeva. Durante la giornata la puledra poteva indossare altri tipi di finimenti, dipendeva dal lavoro che era chiamata a svolgere o dai ...
... capricci del suo padrone del momento, ma Miss Margareth aveva stabilito che, la mattina, per accelerare le operazioni, quello era il modo più veloce. La puledra, dentro il suo stallo, aveva, appesi a dei ganci, molte versioni di finimenti, così come una ragazza normale ha tanti vestiti nel suo armadio. L’operazione successiva era far loro indossare i calzari. Stivaletti, senza tacco, con la foggia dello zoccolo e che sulla pianta avevano un ferro di cavallo. La puledra sollevava un piede e lo stivaletto di cuoio, rivestito all’interno di morbida lana, scivolava dentro in un attimo, il primo e poi il secondo. La lana interna impediva ai piedi di piagarsi, assorbiva gli urti e teneva caldo il piede. Anche in questo caso bisognava stringere bene i lacci. Pure il tipo di stivale durante la giornata, sempre per gli stessi motivi, poteva essere sostituito con un altro. Il tutto avveniva in tre o quattro minuti, un quarto d’ora perché tutte le puledre fossero inguantate e calzate. Man mano che erano pronte uscivano nel grande corridoio della stalla e iniziavano a scalpicciare sul posto impazienti, mentre le serve passavano alla prossima. Le puledre si disponevano davanti al cancello del proprio box e aspettavano, frementi con le gambe leggermente divaricate, il petto in fuori, i muscoli tesi, lo sguardo sperso nel vuoto. Come dei soldatini.
A quel punto arrivava Miss Margareth, la loro Padrona, che senza fretta, guardandole ad una ad una, le passava in rassegna percorrendo il lungo ...