1. Omaggio a zio Renato - Quinta parte - Messico e Diavoli.


    Data: 31/01/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: reginella24, Fonte: EroticiRacconti

    ... Bagno, doccia e unghie nuove. Creme, balsami pregiati e profumo. Tantissimo.
    
    Calze. Mai viste di questa fattura. Reggicalze da vera troia. Essenziale. Tempestato di pietre, questa volta diamanti! Parrucca nera sbarazzina, scarpe finissime. Con struttura alta e pochissimo materiale. Dei piedi nudi con il tacco. Seno in lattice. Sembrava un vero paio di tette, mozzato dal petto di quel pezzo di fica della sua padrona… Tubino nero aderentissimo, scollatissimo, corto. Le mie chiappe hanno sempre un primo posto nel mondo della sodomìa. Il seno sembrava vero. Sono la donna più splendida. Vogliosa di cazzi.
    
    L’Autista entrò: ”Fuori!” disse. Non mi guardava. Lo precedetti e scendemmo. Mi sentivo perforata dal suo sguardo. Sentii il profumo della sua sborra. In sala, Antonino quasi svenne vedendomi.
    
    “Non ho parole. Hai raggiunto l’assoluta perfezione!”
    
    Mi baciò, lingua in bocca, mentre l’Autista toglieva i tacchi.
    
    “Tra poco lo vedrai. Ti piacerà. 140 chili per 1,98 di altezza. Solo muscoli. E cervello.
    
    Parlammo del più e del meno. Il rumore dell’elicottero era forte. Poco dopo, arrivò. Un Dio. Un Dio perfetto. Viso da maschio inculatore e cazzo sicuramente fuori misura.
    
    Ci presentò: Andrea Felipe era di una galanteria impeccabile, e non smetteva di ammirare il mio corpo.
    
    La cena fu, come sempre, sontuosa. Mangiai tanto. E bevvi. Dal vassoietto sulla tavola da pranzo, tiravo frequentemente righe di coca purissima.
    
    “La tua stanza può accogliere te e Reginella ...
    ... per una pausa ristoratrice Felipe!” Disse Antonino.
    
    “L’appuntamento è per la mezzanotte, nelle segrete. Buon divertimento!”
    
    Mi stava cedendo al suo socio. Mi stava vendendo come una puttana. Ma non mi dispiaceva.
    
    Qualunque decisione del mio Signore era infallibile. E poi, ero curiosa. E poi avevo voglia di cazzo. Antonino ci accompagnò nella stanza riservata al messicano. Entrammo chiudendoci la porta alle spalle. Altra meraviglia di arredamento. Luce soffusa, musica messicana.
    
    Il messicano mi guardava con ingordigia. Pure io lo fissavo. Si spogliò completamente.
    
    Rimasi di sasso nel vedere la perfezione del corpo di quel maschio. La sua verga, non era in erezione. Di più.
    
    Era praticamente verticale, ed era enorme. Azzardai un 30 centimetri per 5 di diametro, ma forse si andava oltre. Guidata da un istinto animalesco, mi inginocchiai in adorazione ed iniziai a spompinarlo. Il nero cazzone pulsava. Il mio buco del culo pulsava. Coccolai l’enorme cappella con la lingua. A due mani sovrapposte menavo quella mirabile nerchia.
    
    Mi buttò a terra. Mi divaricò le natiche e iniziò a pasteggiare con il mio orifizio. Sputava frequentemente sul mio buco del culo e leccava, mangiava, lappava con passione sfrenata. Mi rimise in piedi. Si cosparse l’uccello, compresi gli enormi coglioni, della solita sostanza densa e profumata. Mise i palmi delle mani aperte sotto miei glutei e mi sollevò come un fuscello. Mi aggrappai al suo collo taurino. Strinsi le cosce su quei lombi ...
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