1. Omaggio a zio Renato - Quinta parte - Messico e Diavoli.


    Data: 31/01/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: reginella24, Fonte: EroticiRacconti

    ... voce: ”Questo è un punto dove le telecamere non vedono e i microfoni non sentono. O almeno lo spero. Non dobbiamo rimanere qui più di due minuti. Anzi, qualcuno mi chiederà il motivo per cui ci siamo spostati qui. Inventerò qualcosa… Reginella: il mio unico desiderio da quando ti ho vista, è di mettertelo in culo. Tutto. Sei un essere divino. Penso che potrei fotterti e poi morire. Avrei avuto tutto dalla vita. Ma non posso. La nostra non sarebbe una morte veloce; ma lenta e crudele. Dio! Ti sogno tutte le notti! Ma ora basta. Torniamo verso il divano. Dirò che ti ho aiutata a cercare un orecchino che avevi perso”.
    
    Resistetti alla fortissima tentazione di aprirgli la patta e di divorargli l’uccello con scorpacciata finale di sborra. Dal grosso rigonfiamento che mostrava al di sotto della cintura, intuivo che mi trovavo di fronte ad un altro grosso arnese. Anche ora, nuovamente, distinguevo perfettamente il pungente odore emanato dal suo cazzo. Il culo mi pulsava.
    
    “Ma come ti chiami?” Chiesi. “Autista! Per lei, Reginella, sono solamente l’Autista”. Lo disse ad alta voce, come per farsi sentire da altri in ascolto.
    
    Uscì veloce. Presi un antico tomo dalla biblioteca: “Libro antico di magia, stregoneria e occultismo; esoterismo rituali grimorio pratico. 1657”.
    
    Fantastico. Un’autentica rarità.
    
    Mi persi nella lettura di quel libro sciagurato. Poi dormii.
    
    Tornò l’Autista. Disse: “Presto! Dobbiamo andare!” Mi svegliai di soprassalto. “Un attimo. Mi devo rifare il ...
    ... trucco…” “Due minuti! ( Urlò..) “Non di più”.
    
    Fui veloce. Ora ero presentabilissima. Uscimmo dalla stanza. Grande corridoio e poi giù dalla scala centrale. Altezzosa, mi beavo sui tacchi come un'adolescente in calore. Sulla mia pelle, lo strusciare della maglietta eccitava ogni mia fibra nervosa.
    
    Il gran mio culo, alto, pronunciato e voglioso richiamava presenze nascoste in quel luogo. Cento occhi mi stavano osservando.
    
    In sala da pranzo, Antonino (il mio padrone), sedeva magnifico a gambe divaricate. L’Autista scostò la sedia e mi fece accomodare. In modo gentile. Accavallai le gambe: “Mio Signore e padrone! Sono felice di vederla! Felice ed eccitata….” E feci ruotare la lingua sulle labbra. “Puoi andare Autista! Cosa guardi?”Il tono era furioso. L’altro, visibilmente spaventato, sparì.
    
    Si avvicinò a me. Mi abbracciò una coscia. Profumava. Di alcol. La sua mano scivolò a toccare il mio buco del culo che pulsava furiosamente. Il dito medio entrò prepotentemente. Godevo! Si fermò. Lo tolse e lo succhiò, goloso. Mi fece alzare e mi portò verso un secondo tavolo al centro del quale, uno splendido vassoio ricolmo di coca, mi fece ricordare che volevo pippare alla grande. Tre righe a testa ci sballarono. Ricordo solo la mano del mio stallone prendere il lembo della tovaglia. Trascinare tutto giù dal tavolo e mettermi di schiena sul freddo legno. Mi tolse una scarpa. Mi sfilò la calza. Cominciò a succhiarmi le dita del piede. La sua lingua rude giocherellava tra le mie ...
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