Linda la nerd – Capitolo 16
Data: 13/11/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Tradimenti
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... in quel momento. Con le gambe che la imploravano di fermarsi, il cuore che sembrava scoppiare ed i polmoni prossimi a collassare, si fermò ad una panchina. Un centinaio di metri più in là, nel lungo prato falciato di fresco, alcuni bambini correvano e vociavano sotto lo sguardo attento di alcuni adulti. Linda abbracciò le gambe tenendole contro il seno, appoggiò a testa tra le caviglie sentendosi svuotare da ogni erg di forza, e lasciò uscire dagli occhi tutto il dolore che, negli ultimi minuti, si era unito a quello che nei giorni precedenti le aveva gravato sull’anima, sebbene singhiozzando meno rumorosamente dello stronzo che aveva appena picchiato. Quando si sentì relativamente meglio, per quanto non potesse dire di stare bene, si sciolse dall’abbraccio, scivolò giù dalla panchina e raggiunse una fontanella nei pressi, dove si sciacquò la faccia dal dolore che le aveva rigato le gote e bevve un po’ per liberarsi la gola dalla profonda delusione che aveva ingoiato e cercato di espettorare. Tornò a sedersi alla panchina, sempre accompagnata dalle fastidiose grida dei bambini e da un dannato tordo che non smetteva di zirlare. Linda estrasse il telefonino dalla tasca della maglia, fissandolo. Fino a pochi giorni prima era un portale magico verso la felicità, dal quale poteva sentire una voce che riempiva il suo cuore di gioia. Ora, invece, quell’incantesimo si era rotto e non era nient’altro che un costoso pezzo di plastica che pesava nella sua tasca e le ricordava solo ...
... quanto sarebbe stata triste per il resto della sua vita. Ma forse… Lo sbloccò, raggiungendo la rubrica. Restò un istante fissando lo schermo, contemplando un nome mentre la sua memoria si riempiva delle emozioni che aveva provato tra le sue braccia, chiedendosi se premere o meno. Fu quasi un’azione decisa dal suo dito quella di toccare il monitor. *** Tommaso abbandonò il grosso pezzo di lamiera che aveva in mano su un bancale, provocando un rumore di metallo che si disperse nel baccano cacofonico che rimbombava nel capannone. Sentì in una tasca della tuta da lavoro il cellulare vibrare con forza quando si rimise in posizione eretta. Si tolse i guanti antitaglio riponendoli nell’altra tasca, poi cercò un po’ di privacy uscendo nel piazzale posteriore, dietro ad una catasta di fogli di alluminio zincato. Lanciando un’occhiata al cielo notò che il sole era ormai nel pieno del suo percorso di discesa, e il suo turno sarebbe durato ancora qualche ora. Controllò che non ci fosse nessuno dei capi nei paraggi e recuperò il telefono dalla tasca. Una fitta si espanse nel suo petto, prendendogli il cuore e abbassandogli gli angoli della bocca quando lesse il nome sullo schermo. Linda… perché non smetteva di chiamarlo? Sapeva che non le avrebbe più risposto. Era certo che ogni volta che lei cercava di contattarlo si sentiva male quanto lui nel vedere il suo nome. Abbassò gli occhi a terra, incapace di non ripensare quanto fosse stato meraviglioso baciarla. Alla dolcezza di lei quando avevano ...