La Caduta, Oltre il Confine. Sul mare
Data: 09/07/2018,
Categorie:
Racconti Erotici,
Voyeur
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... faccenda. Tork annuì. Mi porse un bicchiere. Acqua. Bevvi. -Non ti devastare di lavoro. Parlale. Cerca un compromesso.-, disse. -Ci ho provato…-, iniziai. Lui non parve impensierito. -Riprova. La vita è troppo breve per passarla a soffrire.-. Si dileguò. Aveva ragione. Finii le stoviglie e andai verso la camera. Aprii la porta fiducioso di poter chiarire con Fatma ma la giovane non era lì. C’era però un biglietto, in una calligrafia incerta ma leggibile. “Ho preso un’altra cabina. Penso sia meglio così. F.”, lessi. Strinsi il biglietto con rabbia. Non capiva. Non voleva capire. E scemo io che credevo di poterla persuadere. No, il mio era un cammino solitario. Ora, se mai ne avessi avuto dubbio, lo sapevo. Uscii dalla camera. Cercare Fatma a quell’ora poteva essere sbagliato ma volevo almeno tentare, provare a farle capire che… che cosa? Mi fermai, nel mezzo del corridoio della nave. Certo che non aveva senso: le avevo detto tutto, tutto quello che avevo potuto dire. Cos’altro c’era da aggiungere? E che vantaggio avrei avuto nel ripetere a pappagallo quanto lei già sapeva? Scossi il capo, accorgendomi che le mie elucubrazioni mi avevano portato alle scale che portavano ai ponti superiori. Le percorsi. Incrociai un membro dell’equipaggio che mi sorrise con derisione palese. Ero il pesce decorativo in una vasca di Squali Malleus. Lo superai, non senza pensare che forse, qualcuno su quella nave mi avrebbe attaccato, prima o dopo. Salii all’aperto. L’aria della notte pareva una ...
... benedizione, anche se lieve. -Non dormi.-, disse una voce di donna. Mi voltai. Era la bionda. Non ricordavo il suo nome, ma sorrisi ugualmente, cercando di apparire cordiale. -Non ho sonno.-, ammisi. Lei sorrise. Alla luce della luna piena notai che aveva un coltello e una pistola di metallo alla cintura. Armi primitive. Il viso era quello di una ragazza non ancora uscita dall’adolescenza, i capelli biondi spettinati le conferivano fascino. -Mal di mare?-, chiese. Scossi il capo. Non lo sentivo minimamente. -No. Pensieri.-, dissi. Lei annuì. -Io mi chiamo Izabel, vengo dall’Hiberia.-, disse presentandosi. Le strinsi la mano alla maniera di Licanes, presentandomi. Mi squadrò. Pareva starmi valutando. -Non sei un marinaio, né un guerriero anche se vuoi sembrare tale. Che ci fai qui?-, chiese. -Io… volevo andarmene. Dall’Impero.-, dissi. Era quantomeno riduttiva come risposta, ma poteva andare. E infatti, Izabel annuì, gli occhi color nocciola che s’impensierivano. -L’Impero è nella merda. La guerra civile li distruggerà. Io me ne sono andata con un ragazzo. Lui è morto. Io no.-, disse lei. Mi prese la mano, trascinandomi verso un tavolo. -Cos’è?-, chiesi. Lei sorrise. -Un gioco che giocano i figli del deserto. Lo chiamano Mancala. Visto che non riesci a dormire…-, disse. Mi spiegò le regole. Bisognava mettere semi in ogni buca, per poi mietere il raccolto e vinceva chi raccoglieva di più senza però privare l’altro della possibilità di avere un raccolto successivamente. Persi tre ...