La Caduta, Oltre il Confine. Sul mare
Data: 09/07/2018,
Categorie:
Racconti Erotici,
Voyeur
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... fu e che sarà. Molti vorranno sollevarti da tale peso, anche per fini nobili, giusti o comprensibili. E vi saranno momenti in cui ciò che pensavi di sapere sulla responsabilità e il destino non ti servirà a nulla. Ti sentirai perso e privo di scopo, ma confida nel volere degli Dei, nella loro provvidenza. Trova rifugio in questo, anche quando chi ti ama non comprende e ti abbandona e chi ti odia alza la sua mano contro di te. Porta questo fardello consapevole che nessun altro saprebbe farlo al tuo posto. E lascialo solo quando sentirai che il tuo compito è compiuto”.
Io guardai Fatma. Era bella, l’amavo come mai avevo amato. Ma ciò che mi stava chiedendo era semplicemente impossibile. Abbandonare la lama della Fondatrice avrebbe implicato voltare le spalle alla memoria di Socrax, al mio più sacro dovere. Non potevo. Non per lei, né per altri. La guardai. La guardai e basta. Lei mi guardò. -Io ti amo Alexander, e ti seguirò fin dove il mio dio mi concederà.-, disse. Mi accarezzò una guancia con la mano. Sentii qualcosa. Un vuoto dentro, una solitudine che non avevo mai provato. Improvvisamente mi accorsi di cosa significava davvero la solitudine. -Ti amo anche io.-, dissi con tono gentile ma fermo, -Ma non puoi chiedermi questo. E se perderti è il prezzo che devo pagare per restare sulla via che mi è stata assegnata, allora così sia.-. Fatma mi guardò, annuì. Lacrime mute tracimarono dai suoi occhi schiantandosi poi sul pagliericcio. Feci per intercettarle, mi bloccò la ...
... mano a metà del movimento. -Va bene così.-, disse secca. Si alzò e si distese. Io mi addormentai, quel coltello maledetto stretto al petto come un talismano.
Non parlammo il giorno successivo, ma il coltello non abbandonò la mia cintura per i successivi giorni e da lì in avanti lo portai sempre. Era una garanzia che Fatma non avrebbe tentato di rubarlo. Una parte di me si odiava per quel pensiero, ma nonostante ciò ero ben conscio della necessità. Fatma non capiva. Non avrebbe mai capito. Io avevo un dovere. Un compito imprescindibile, definito da un destino in cui avevo scelto di credere sino in fondo. Fatma però pareva inconciliabile con quella mia posizione e passò il giorno successivo in cabina, presumibilmente in lacrime. I sensi di colpa mi colsero presto. Pungolavano nei momenti di pausa tra i lavori, la notte, a cena, ovunque e soprattutto prima di dormire. Sì, specialmente prima di coricarmi avevo come la sensazione di Fatma che mi giudicava, che mi guardava con sdegno. Per sfuggirgli, il terzo giorno di navigazione decisi di fare più turni di lavoro: lavavo le stoviglie e le pentole, cercavo sempre qualcosa da fare. Tork mi sorrise. -Stai cercando di farti assumere in pianta stabile?-, chiese con una pacca sulla spalla. Distolsi lo sguardo dalle stoviglie che stavo finendo di pulire. -Problemi di cuore?-, chiese l’omaccione con un sorriso comprensivo. -Sì. Diciamo che… Fatma non vede bene una mia decisione.-, dissi, optando per un sunto molto purgato dell’intera ...