Intervista a una trans
Data: 05/11/2022,
Categorie:
Trans
Autore: corsaro200, Fonte: Annunci69
... stringevo fino a che avvertivo di nuovo quella sensazione indefinibile.
- Spiegati meglio. (Sono io a interrogarlo). Fammi capire. Usi il termine indefinibile per le conseguenze di una violenza subita?
- Per come ti ho raccontati i fatti, la violenza ci stava, anche a me, di primo impatto, erano sembrati violenti, avevo anche pensato di dire tutto a mia madre. Ma se li valuti da un altro punto di vista, magari quello di Mario, una pacca sul culo e un pizzicotto al zizzotto, possono essere definiti due gesti affettuosi di un adulto a un ragazzo, anche se avevo segni visibili, e lo furono per un paio di giorni, che mostrati a mia madre avrebbero potuto essere una manifestazione di violenza e non di affetto, ma avrei dovuto mostrarle il culo e il petto e decisamente non mi andava.
- Da quello che dici è evidente che ci fu altro che ti fece scegliere la strada del silenzio.
Ci fu che il termine indefinibile, nelle ore che seguirono, mi si definì nel continuare a stringermi con le dita il capezzolo per rinverdire quella sensazione. Infliggendomela da solo, non la percepii più solo come dolore ma anche come piacere. In più mi convinsi che Mario, nel mentre mi faceva quelle cose, pur sapendo di farmi male, provasse, non rabbia o cattiveria, ma piacere, e questo dava piacere anche a me.
Sembra un bisticcio di parole ma scoprivo che dare piacere, pur soffrendo, mi dava piacere.
Nel pomeriggio quando Mario tornò a casa, entrò nella mia stanza, io ero seduto alla ...
... scrivania a studiare, mi si avvicinò mi afferrò il ciuffo di capelli sulla fronte, mi piegò la testa all’indietro per farsi guardare negli occhi e mi disse.
- Hai male?
- Un po' al capezzolo, sono molto sensibile.
- Allora bisogna pareggiare il trattamento e farlo anche all’altro.
E lo fece ma in modo più leggero.
Queste, chiamiamole attenzioni, mi presero molto e non ebbi il tempo di valutare Mario nel suo aspetto fisico e nel ruolo di compagno di mia madre. Ero concentrato sul rapporto che aveva avuto con me. Nelle ore che seguirono, incrociando il mio sguardo, con la strizzata d’occhio che mi rivolgeva mi sottometteva e mi rendeva arrendevole.
Quella stessa sera poi, quando ancora sentivo le conseguenze delle attenzioni che la mia chiappa e i miei capezzoli avevano ricevuto, mi volle rendere testimone anche di quelle che faceva a mia madre. Lui e io eravamo in salotto a guardare la televisione, in una posizione ad angolo. Mia madre si era attardata a caricare la lavastoviglie e quando arrivò gli si sedette vicino, lui la sollevò di peso e se la mise in braccio sulle gambe, le alzò i piedi sul divano, le tolse le scarpe e iniziò a massaggiarle i piedi. Lei teneva la testa bassa probabilmente era arrossita, ma si lasciò fare anche quando la mano salì ai polpacci e sparì tra le cosce. L’unica reazione che ebbe mia madre fu di stringere le gambe, come a invitarlo a non andare più su. Fino a che stetti a guardare la tele con loro sul divano, per due o tre volte, ...