Intervista a una trans
Data: 05/11/2022,
Categorie:
Trans
Autore: corsaro200, Fonte: Annunci69
... petto nudo con indosso solo le mutande, col culo poggiato al piano di lavoro, che sorseggiava il caffè e con l’altra mano, quella libera, ravanava dentro le mutande. Quando istintivamente, vedendomi entrare in cucina, tolse la mano, le mutande si appesero per il peso delle palle e del cazzo di cui si intravedeva la forma per un ingrossamento da palpeggio. Con uno sforzo enorme, ingoiando saliva che non avevo, riuscii a dire buongiorno. Per tutti quei secondi, che a me risultarono eterni, lui mi tenne gli occhi addosso, spostando lo sguardo su tutta la mia persona.
- Ho fatto il caffè, è ancora caldo.
- Grazie
- Se stai pensando a cosa far segui ai ringraziamenti, chiariamolo subito, io sono Mario, niente di più.
- Grazie Mario.
Mi avvicinai al piano di lavoro, aprii l’armadietto, presi la mia tazzina preferita e vi versai il caffè. Eravamo entrambi in piedi vicino al piano della cucina a mezzo metro l’uno dall’altro. Lui era di qualche centimetro più alto di me, tarchiato, peloso, con un ventre un po' prominente ma non panzuto, ci sarebbero voluti tre come me per farne uno come lui.
- Sei magrolino Francesco, ben proporzionato ma magrolino.
Nel fra tempo dovetti aver fatto un movimento che mise in evidenza il mio di dietro, al che.
- Magrolino sì, con un’eccezione, queste chiappette.
E mi diede un colpo secco. Non posso dire che mi fece male, ma la sentii bene quella manata che si chiuse stringendomi la natica. Fu quella la prima volta in vita mia ...
... che qualcuno mi metteva una mano addosso, che non fosse una carezza.
- Vuoi un passaggio per la scuola?
- Non è necessario, c’è tempo.
- A tua madre farebbe piacere sapere che ti ho accompagnato a scuola, e sarebbe un buon inizio.
- Allora accetto.
In macchina facemmo un po' di conversazione, lui facendomi domande e io dando risposte misurate. Arrivati davanti alla scuola, prima che io uscissi dalla macchina, mi prese il mento con l’indice e il pollice di una mano e mi fece scuotere un po' la testa, poi, portando la stessa mano al mio petto, mi strinse forte un capezzolo e disse.
- Vedrai che andremo d’accordo.
Uscii dalla macchina senza dire una parola. Fino a quel momento avevo continuato a sentire il calore alla chiappa che mi aveva stretto, ora era predominante la risposta che mi dava il capezzolo. Quando fui nella scuola andai subito in bagno e mi alzai il maglioncino per guardarmi. Due segni rossi, lasciati dalle dita, erano ben in vista sotto e sopra il capezzolo, a toccarlo mi doleva e in quei punti la pelle era più calda che in altre parti. Mi abbassai anche i pantaloni, non avevo avuto il tempo di guardarmi, e anche lì sulla chiappa c’erano segni rossi lasciati dalle dita. Mormorando e ripetendo tra me e me “che stronzo, che stronzo”, passai le ore di lezione concentrato sulle sensazioni che mi davano quelle due parti del corpo che avevano subito il trattamento. Dirò di più, al capezzolo più facile da raggiungere vi portai spesso le dita e me lo ...