Il ragazzo diverso
Data: 23/06/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti
... Mi sembrava di aver rubato parte del loro piacere. Lei era andata via, lui sembrava in gran forma. Antonio mi fece un lungo discorso sull’esigenza di darsi una mano quando ce ne fosse bisogno e mi pregò di considerare il suo gesto totalmente disinteressato e di abbandonare ogni forma di imbarazzo o di gratitudine nei suoi confronti. Lo avevo creduto omosessuale per la sua gentilezza iniziale. Ma le persone, allora non lo sapevo, potevano essere molto cose alla volta.
Fui conquistato completamente dalle sue parole, ebbero un tale effetto su di me che credo avrei fatto qualsiasi cosa avrebbe potuto chiedermi, nonostante lui mi dicesse che non gli dovevo niente. Mi incoraggiava, dicendomi che ce l’avrei fatta, mi spingeva a credere in me. Conoscerlo rappresentò una vera fortuna. Come dicevo, gli omosessuali hanno una rete fantastica di solidarietà, così non passò molto tempo prima che cominciassi a lavorare in un negozio.
Era una boutique per uomini un quartiere chic, un negozio di lusso, i clienti erano persone di un certo livello, motivo per il quale le situazioni relativamente spiacevoli erano rare. Ero giovane, inesperto ed impaurito, ma le situazioni si evolvono e noi con loro.
Dopo sei mesi, fui in grado di lasciare la casa di Antonio. Nel frattempo eravamo diventati grandi amici. Uscivamo insieme ogni fine settimana. Lui era bisessuale e, non di rado, organizzava orge a casa. Non partecipavo, ma mi piacevano. Come la prima volta, rimanevo nascosto a guardare e ...
... masturbarmi. Non avevo ancora perso la mia verginità, ma ero piuttosto ambito. Avevo iniziato a frequentare i locali gay, ed in breve diventai una sorta di icona, tanto che non pagavo nemmeno più per entravi. Dopo qualche mese, lontano dall’autorità parentale, avevo cominciato a vestirmi da donna quando uscivo. Il mio corpo, gracile e sensuale, si prestava perfettamente ai capi femminili. Indossavo il reggiseno che riempivo di spugne. Avevo anche cominciato a truccarmi. Mi piaceva mettere in risalto le mie labbra carnose e sensuali, sottolineare lo sguardo con il mascara.
La mia natura, finalmente liberata, si svelava tutta, ma rimanevo sfuggente. Come se stentassi a fare quell’ultimo passo.
Quando ero andata via da casa di Antonio, avevo affittato una stanza in un appartamento; eravamo in tre.
Flavia e Maurizio erano entrambi omosessuali. Due persone affabili, alla mano, tolleranti, i coinquilini migliori che potessero capitarmi. Il fatto di avere casa mi portò ad una serenità immensa. Pagavo, me lo potevo permettere, avevo diritti, me li compravo. Potevo essere chiunque volessi senza rendere conto a nessuno: un impressione che vale quanto un podio olimpico.
Nel giro di un anno, conobbi un uomo che mi attraeva tantissimo.
Era un tipo solitario e taciturno. Lo avevo notato alla “Mucca pazza”, uno dei locali gay più trendy del momento a Roma. Era un uomo strano. Arrivava, si sedeva al bar, trascorreva tutta la serata lì, e se ne andava senza mai attaccare bottone ...