Il ragazzo diverso
Data: 23/06/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti
... moda e piuttosto nerd e quindi senza nessuno che lo considerava. Praticamente eravamo un gruppo di sfigati.
A casa parlavo poco. Mi rinchiudevo in me stesso per il timore di tradire la mia natura in qualche modo. Avevo paura di mio padre, di mia madre di meno. Ma mio padre era terribile. Non di rado avevo subito la sua rabbia le volte che avevo preso brutti voti a scuola, o quando seppe delle assenze ingiustificate, o anche quando scoprì che fumavo. Non osavo immaginare cosa mi avrebbe fatto se avesse saputo che fossi gay.
La mia natura non si era ancora espressa sennò che allo stadio platonico. Avevo troppo paura per frequentare persone come me. Già solo per i miei atteggiamenti femminili, ero spesso deriso dai miei compagni di classe, e girava più di qualche voce circa la mia carente mascolinità. La nostra società si basa su pregiudizi iniqui. Da nero e da omosessuale, lo sapevo bene.
“Maledetto frocio negro!”, un compendio di feroce intolleranza.
Convivevo con la costante paura di esprimere me stesso. Più che sentirmi in colpa, mi sentivo in carcere. Chiuso dietro le sbarre del bigottismo; quello della mia famiglia e quello della società che mi aveva accolto. Consideravano gli omosessuali come malati, quasi degli untori. Le battute taglienti degli adolescenti costituiscono la prova di quanto siano radicate certe assurde convinzioni.
“Non fare la femminuccia!”. Non a caso, è una delle espressioni più ricorrenti nel mondo maschile. Una frase che mette al bando ...
... certi atteggiamenti. Ossia, quelli lamentosi. Gli uomini, non solo implicitamente, ma chiaramente e con l’appoggio implicito delle donne, si considerano il genere eletto. Del resto le società matriarcali sono rare sebbene quelle poche rappresentino esempi edificanti e illuminati. Alla società dei maschi conviene lasciare le donne un passo indietro, per non parlare dei neri.
Crescere alimentò la guerra intima tra il mio essere maschile e il mio essere femminile che lottava strenuamente per emergere.
Cacciato via da casa dopo che mio padre aveva scoperto che ero omosessuale, mi ritrovai in un mondo diverso, fino a quel momento totalmente sconosciuto; quello degli omosessuali. Lo ero, ma non lo avevo vissuto. È un universo caotico, competitivo come ogni altra società, è resistente all’odio, propenso all’amore, ma, soprattutto, improntato alla solidarietà. Mio padre aveva scoperto che frequentavo un ragazzo che in verità non mi piaceva nemmeno tanto, ma mi assicurava un buon margine di discrezione, visto che anche lui teneva nascosta la sua natura al suo mondo tanto che era fidanzato con una tipa del quartiere.
Si faceva chiamare Lex, ma, in realtà, il suo nome era Alessandro.
Dopo che i miei mi misero alla porta, Alessandro chiamò un amico che, a sua volta, chiamò un’amica e, dopo un giro di varie telefonate e cinque ore trascorsi in macchina ad aspettare una risposta, qualcuno si mostrò disponibile ad accogliermi. Con Lex ci eravamo limitati a masturbarci a vicenda ...