Mia moglie valeria - dopo i 40 anni - cambiamenti - capitolo 11 - il locale (parte prima)
Data: 23/11/2021,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Marta-trav, Fonte: Annunci69
... fatto apposta, comunque complimenti per la scelta delle scarpe. Una donna sottomessa deve sempre indossare scarpe chiuse davanti. Nere sarebbe stato meglio”, mi disse Matteo.
No, non lo avevo fatto apposta, evidentemente. Ma fui comunque contenta della mia scelta, ancorché inconsapevole.
“Grazie”, gli dissi.
Matteo mi si avvicinò ed iniziò a prepararmi. Altri uomini, nella sala, stavano facendo altrettanto con le loro donne.
Mi cinse il collo con una striscia di pelle nera, tutta borchiata d’argento e con un unico gancio sul davanti. Insomma, un collare.
Lo strinse fino al punto che ritenne adatto ed infilò il rebbio nel buco corrispondente. “Così va bene”, disse.
Io rimasi in silenzio.
“Questo infilatelo tu”, mi disse, porgendomi un plug argentato, con una pietra color blu, del tutto identico a quello che mi aveva già prestato Elena e che avevo utilizzato per farmi le foto da inserire nella pagina personale di Valehot, soltanto di circonferenza leggermente più grande.
Non dissi niente, neppure stavolta. Me lo portai alla bocca, lo inumidii con la saliva, me lo poggiai sul buchino posteriore ed iniziai a spingere. Ci misi un po’, ma riuscii a vincere la resistenza del mio ano, a violarlo ed a fargli inghiottire il giochino. Il gridolino ed il conseguente gemito che uscirono dalla mia bocca quando il sex toy si assestò nel mio culo furono, per Matteo, il segnale che era entrato.
“Brava. Ora piegati e fammi vedere come ti sta”, disse ...
... lui.
Evidentemente lo feci. Mi misi a novanta gradi, puntellandomi con le braccia sul pavimento.
“Perfetto”, mi disse. “Hai un culo che farà felici molti, stasera”, disse ancora.
Non parlai nemmeno stavolta.
“Ci siamo quasi”, disse, invece, Matteo.
Mi rimisi in piedi e me lo ritrovai davanti, con un sorriso sadico e con gli occhi ricolmi di desiderio.
Mi fece un po’ paura. Ma poi mi ricordai che Elena mi aveva detto di fidarmi di lui. E ricacciai quella sensazione spiacevole, lasciandolo fare. E lui fece.
Dal nulla comparvero due pinzette per capezzoli.
Paura del dolore e desiderio del piacere. Questi erano i sentimenti con i quali mi apprestai ai prossimi passi di Matteo.
Lui afferrò il mio capezzolo destro, già sufficientemente turgido. Non per lui, a quanto pareva. Perché iniziò a massaggiarlo, a tirarlo verso l’esterno ed e strizzarmelo, strappandomi un gridolino di sorpresa e di dolore.
Se ne fregò della mia reazione.
Quando gli parve che il capezzolo avesse raggiunto la dimensione e la consistenza giusta, applicò la pinzetta.
Stavolta il mio fu un grido, solo di dolore.
Lui mi fissava negli occhi, sorridendo.
“Twist” era la parola che mi rimbombava in testa. Potevo pronunciarla il qualsiasi momento ed interrompere tutto quel supplizio.
Ma non la dissi.
Matteo rimase in attesa, come se sospettasse che stessi lì lì per pronunciare quella parola. Ma non la udì dalla mia voce. E pertanto si sentì autorizzato a proseguire.
Ripeté la stessa ...