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Un’estate con Marina
Data: 28/10/2021, Categorie: Lesbo Autore: Capitan_America, Fonte: RaccontiMilu
El monte de Venus ubi habitat la donna Herodiades Stava riprendendo una videocamera montata su un cavalletto con una fotocamera portatile. Gli obbiettivi erano perfettamente allineati mentre si muoveva lentamente verso la videocamera. In soffitta aveva trovato una vecchia macchina fotografica, di quelle con il rullino. L’aveva smontata e posizionata ai piedi del cavalletto. Erano gli unici oggetti presenti nella stanza, continuava a girarci intorno probabilmente senza neanche un’idea precisa su quello che avrebbe voluto fare. La luce entrava da una finestra dietro il cavalletto. A metà mattinata siamo andate al mare, sul molo. Abbiamo camminato attraverso il bosco fino a raggiungere la spiaggia. La vedevo camminare a fatica sulla sabbia con le infradito rosa ai piedi. Gli occhiali da sole neri e una borsa di paglia sottobraccio da cui spuntava una stuoia. Prima di spogliarsi è rimasta seduta sugli scogli per un po’, aspettando che il sole la riscaldasse. Soffiava un vento leggero dal mare verso la spiaggia. Cercavo di raggiungerla sugli scogli, di tanto in tanto mi fermavo a guardare le onde e riprendevo a camminare verso di lei. Si era stesa ad abbronzarsi nuda, le mani lungo i fianchi e le ginocchia piegate. Non appena mi ha visto si è voltata a pancia sotto per farsi massaggiare la schiena con l’olio profumato. Scendevo con le mani lungo i fianchi facendole passare sulle gambe e risalivo lentamente fino al collo. Si è di nuovo voltata sulla schiena. Le ho allargato ...
... leggermente le gambe e ho infilato dentro le dita. Attraverso le sue gambe, vedevo le onde inseguirsi fino a infrangersi sulla spiaggia. Ho lasciato il pollice fuori massaggiandola sempre più velocemente, appena ho sentito i muscoli contrarsi le ho infilate dentro tutte, seguendo il movimento anche con la lingua. Si è alzata e si è messa seduta sulla mia bocca. Le tenevo una mano sul culo, con l’altra mi stavo masturbando. “Ha chiesto se hai sete” “Si molta”. Dopo aver fatto il bagno siamo tornate alla casa dietro il bosco e ci siamo messe a guardare delle foto che aveva scattato sul tavolo della cucina. Il silenzio era quasi assoluto, sentivo il ticchettio dell’orologio appeso alla parete, due cavalli rampanti al centro del quadrante a cui mancavano le lancette. Tra uno scatto e l’altro dei suoi ingranaggi era possibile sentire il rumore della polvere fluttuare nell’aria e posarsi sugli oggetti lì intorno. Eravamo sedute una di fianco all’altra. Lei prendeva le foto sparpagliate sul tavolo e me le metteva sotto gli occhi una alla volta. “Vuole sapere se ti piacerebbe essere fotografata” “Non lo so”. “Ora vuole sapere se vorresti essere scopata mentre qualcuno ti sta strangolando”. L’ho guardata negli occhi e ho sorriso. Nella prima foto si vedeva un gatto nero seduto sul davanzale di una finestra. Guardava fuori, il sole entrava dai vetri. Nella foto successiva un primissimo piano di un fiore rosa. Il colore molto intenso. Una ragazza molto giovane appoggiata contro una ...