Club Tlazo – Capitolo 4
Data: 25/07/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Etero
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
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<!--Luogo e orario-->
Cristina si guardava attorno, annoiata, aspettando che il calciatore arrivasse e le permettesse di dimostrarle che lei era la donna dei suoi sogni. Aveva provato a fare l’inventario di quanto vedeva attorno, ma non aveva idea di quanto costassero gli oggetti nella stanza. Parecchio, comunque, anche solo guardando quanto fossero brutti i quadri di arte moderna che erano appesi ai muri. Quello avrebbe saputo disegnarlo anche lei, si disse, cercando di distrarsi, con una tela, un pennello appoggiato sopra ed uno starnuto un po’ potente. Anzi, forse sarebbe venuto pure meglio. Aveva provato a strattonare la manetta ma, per quanto non ne avesse mai viste dal vivo, sembrava vera, per lo meno più di quella del suo cuginetto che usava quando giocava a Tex Willer e si divertiva a correre dietro a… Finalmente la porta si aprì e la ragazza assunse una posizione più eretta con la schiena mentre restava inginocchiata sul comodo tappeto peloso. Sorrise al fatto che finalmente l’attesa era finita, pronta a fare il suo dovere per avere un futuro pieno di soldi e comodità. – Eccoti, Edu… – ma il nome le morì sulle labbra mentre le sopracciglia si arcuavano in un cipiglio di sorpresa. Quello che era entrato non era affatto il calciatore: l’uomo era più grosso, un filo più basso, e vestito approssimativamente. Eppure, gli assomigliava parecchio… Non ci volle uno sforzo, comunque, a Cristina per riconoscerlo: era Lazaro, il fratello nullafacente di Eduardo, ...
... la tipica piattola che in ogni famiglia ricca campa dei soldi di qualcun altro, vivendo ben oltre lo status di povertà che dovrebbe appartenergli. Che cosa ci faceva nella stanza del calciatore? “Sarà venuto a prendere dei soldi”, fu il primo pensiero della ragazza, ma si accorse che l’uomo non stava guardando in giro, in cerca di un portafogli o cose simili: da quando era entrato, non aveva tolto lo sguardo da lei, come se avesse saputo che era lì. Lo vide avvicinarsi, porsi davanti e sogghignare. Senza dire una parola, si aprì i jeans e prese fuori il cazzo in erezione, la cappella già fuori dalla pelle. Cristina lo fissò senza il minimo disgusto: al confronto del taxista di quella mattina, sembrava un capolavoro, sebbene non fosse più di quindici centimetri. Forse nemmeno quelli. Sentì un tuffo al cuore quando si chiese se quella fosse la dimensione tipica della famiglia Jiménez… L’uomo non si stava facendo problemi sulle dimensioni del suo uccello. Notando che la ragazza non si era lanciata su di lui, le mise una mano dietro la testa e la avvicinò. Cristina si chiese cosa fare. Non che si facesse problemi a spompinare qualcuno per un guadagno anche minimo, ma, cazzo, era lì per il calciatore, non quello stronzo di Lazaro. Esitò un momento, ma, se non voleva la cappella in un occhio, le sarebbe stato più utile aprire la bocca. Forse, pensò, mentre il fratello dell’uomo che voleva entrava in lei, era usanza di famiglia spompinare prima i parenti… dopotutto, era ammanettata ...