1. Startrail con Dolomiti – 6


    Data: 03/07/2021, Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici, Etero Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu

    ... stessa sensazione che si proverebbe nel rendersi conto di essere il bersaglio di un T-1000. La scorsi fremere, quasi alzarsi ma fermarsi prima che il suo sedere abbandonasse la sdraio su cui era accomodata. Continuò a fissarmi trattenendo a stento le emozioni che la stavano sconvolgendo, come se due contrastanti le stessero dilaniando l’anima. Supposi avesse appena visto la foto dello startrail, o la successiva, quella del post coito di quella mattina che Emma aveva pubblicato a tradimento. Mi domandai se avesse messo il cuoricino, e se lo avesse fatto per la foto notturna o per quella post coito. Trovai il pensiero incredibilmente perverso e divertente al contempo. Sogghignai immaginandola mentre si ditalinava guardando la nostra foto, maledicendoci mentre il suo volto meraviglioso si tramutava nel campo di battaglia tra l’odio e gli spasmi di un orgasmo. Nonostante questo, sollevai le sopracciglia, fingendomi sorpreso dal suo comportamento, lasciandole credere che fossi candidamente all’oscuro di quanto stava accadendo. Lei non distoglieva il suo sguardo da me: fui tentato di farle un gesto con una mano per proporle di avvicinarsi. Mi domandai se, venuta qui, mi avrebbe parlato o preso a sberle. O scopato sulla sdraio, aggiunsi mentalmente con un sorriso a stento trattenuto. No, conclusi che, a giudicare da come bruciasse il suo sguardo, le sberle sarebbero state più probabili. In quel momento Arturo tornò in scena, distraendo Gala e, da come si bloccò mentre correva da ...
    ... lei, balbettando confuso, venendo colpito da una sua occhiataccia assassina. Decisi che quel pomeriggio non avrebbe avuto più senso rimanere lì e me ne tornai in camera, a farmi una doccia e a preparare i bagagli per il giorno dopo. Quel posto mi sarebbe mancato, ma mai quanto Emma. Forse anche Gala, ma solo un pochino.
    
    Nonostante il mio pullman avrebbe fatto la sua fermata davanti all’albergo alle dieci di mattina, già alle cinque ero sveglio, pronto a controllare che tutto fosse stato messo nel mio zaino e gli altri due borsoni. Il computer e la fotocamera erano al sicuro nel pluriball, messi in mezzo alle magliette e i pantaloncini sporchi, nella speranza che non prendessero troppi colpi durante il viaggio di ritorno a casa. Sì, dovrei passare al tablet e alle mirrorless per una questione di comodità durante i viaggi, ma non ne faccio abbastanza per abbandonare le mie abitudini in fatto di elettronica. Stavo chiudendo la zip di una delle borse con una certa difficoltà, strattonandola, quando sentii bussare alla porta della stanza. Mi voltai verso l’uscio, sorpreso. – Chi diavolo è a quest’ora? – mi domandai, alzandomi in piedi. Pensai che potesse essere qualche ospite dell’albergo ubriaco che non riusciva a ritrovare la propria stanza e bussasse a tutte quelle che trovava, probabilmente aspettandosi che il sé stesso sobrio gli aprisse la porta per dirgli che, finalmente, aveva azzeccato quella giusta e che potesse andarsene a letto a smaltire la sbornia. Il mio me stesso ...
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