Startrail con Dolomiti – 6
Data: 03/07/2021,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Etero
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... non l’avrei fatto nemmeno se si fosse presentata nuda, seduta sulle mie gambe e limonato. Le sorrisi ugualmente, sebbene non avessi la forza di aggiungerci anche solo una leggera sfumatura di allegria. – Un the, per favore – le dissi, e lei lo segnò sul suo blocchetto per poi scomparire nelle cucine. Rimasi con lo sguardo abbassato sul tavolino per un momento, poi provai a distrarmi con il telefono. Non riuscii a trattenermi dall’accedere su Instagram per lasciare un messaggio a Emma, ma la prima foto che apparve fu lo startrail, che avevo salvato nelle mie preferite. L’ammirai un momento, sebbene non fossero le stelle che vedevo quanto il volto della ragazza, dopo il terzo orgasmo di quella notte, quando si appoggiò con il naso al mio, ansimando e lasciandomi leggere nei suoi occhi quanto fosse felice in quel momento. Percepii una presenza accanto a me. Pensai fosse tornata la cameriera con il mio the ma mi sbagliai, almeno in parte: la bevanda c’era, ma, quando alzai lo sguardo, ebbi la spiacevole sorpresa di scoprire che a portarmela fosse invece Lucio, strisciando silenzioso fino al mio fianco. Ok, siamo amici, sebbene non sia il termine più corretto per indicare la nostra conoscenza, ma già dai tempi della scuola non lo consideravo esattamente uno di quelli che inviterei per passare un sabato sera in allegria. L’insistenza degli ultimi giorni, poi, me lo aveva fatto apprezzare ancora meno. Lui mi fissò con ben poca indulgenza per il mio dolore. – Bene, hai perso due dei ...
... tre giorni che avevi ancora con quella bionda – disse. – Ammetto che la ragazza non era male, e sono certo che ti sei divertito con lei, ma non è quella che ti permetterà di passare qui un’altra settimana pagata dal sottoscritto. Appoggiò con poca grazia la tazza, la teiera fumante e una selezione di bustine di the in una scatola di plastica bianca sul tavolino. I suoni che fecero quanto cozzarono con la superficie nuda di legno levigato sembrarono altrettanti schiaffi per farmi comprendere meglio il concetto. – È lì fuori la puttanella che devi scoparti e di cui voglio una foto nuda – sibilò quando fu vicino al mio orecchio. – Vedi di darti una mossa. Lo guardai di sbieco quando si voltò e tornò al bar, contrariato. Fortunatamente me ne sarei andato anch’io da lì il giorno successivo perché non potevo più sopportare Lucio. Peccato… un paradiso in terra rovinato da quella serpe, considerai, mentre pescavo a caso una bustina da the dalla fila ben ordinata: un frutto rosso mi fissò dalla confezione di carta, strappandomi una smorfia di disgusto. – Alla mela no, dannazione! – sbottai tra me e me, ricacciandola nella confezione come se fosse la sorgente di tutti i miei problemi.
Non feci nulla il resto del pomeriggio se non restare in giardino a guardare le tre cime di Lavaredo all’orizzonte, cercando di riconoscere il luogo dove Emma ed io avevamo passato la notte. Sapevo che se avessi trovato chiunque nella mia stessa situazione gli avrei caldamente consigliato di smetterla, ...