La vera nuziale 2
Data: 11/06/2021,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... lungo i capezzoli che emergevano grossi e duri dalle mammelle matronali e dolci; lui amava particolarmente quell’attività; quando raccontava come si perdesse a titillarli, carezzarli, mordicchiarli, succhiarli, provocava inevitabilmente eccitazione in chi lo ascoltava; a suo dire, i giochini tra vulva e seni avevano tempi variabili ma non meno di un’oretta in cui lei languiva, insisteva a porconare e urlava ai danni del marito impotente e frocio.
Le scopate diventavano quasi un argomento secondario, nel racconto di Rodolfo, che riduceva tutto ad una cavalcata durissima contro l’utero di una mazza extra large; maggiore interesse destava il racconto delle scopate, sempre da dietro, ma sdraiata a pancia sotto o sui fianchi, prima il destro poi il sinistro; buona attenzione riscuoteva la narrazione delle scopate a pecorina con i seni afferrati a dare forza alle spinte.
La descrizione delle inculate, dopo che ebbe rivelato che la signora aveva un canale rettale più dilatato del traforo del Frejus, risultava quasi superflua, perché era una scopata fatta nel culo, senza molte differenze se non nelle urla di piacere che la signora mandava al cielo inframmezzandole a volgarità, parolacce ed insulti al marito, definito sempre impotente, cornuto forse frocio comunque del tutto inutile e giustamente costretto a pagare anche le spese delle corna.
Il particolare più disgustoso, per Clorinda, fu il racconto quasi raccapricciante di un’abitudine della signora; dopo l’ultima ...
... scopata della seduta, prima di andare via, si infilava in vagina la vera nuziale e chiedeva a lui di farcirle per benino la figa di sborra; secondo quanto Rodolfo raccontava, la sconosciuta, a casa, istigava il marito a scoparla e, prima di farsi penetrare, si faceva leccare la figa dal cornuto ignaro di raccogliere con la lingua la sborra dell’amante.
Perfidia estrema, raccontava di dire al cornuto che, mentre si faceva un ditalino, la vera le era sfuggita in figa e gli chiedeva di raccoglierla con la lingua, di ripulirla dagli umori, che erano in realtà la sborra dell’altro, e di rimetterla a posto; il particolare ai più appariva inverosimile, perché andava oltre ogni perfidia, calpestava qualunque sentore di valori, da quelli morali e quelli di civiltà; eppure, Rodolfo giurava che lui la vedeva infilare l’anello in figa e poi lei, la volta successiva, gli raccontava il recupero.
Clorinda, nauseata dalla perfidia animalesca dell’adultera, sentiva di perdere sempre più interesse al cazzo; lei non aveva mai offeso né umiliato nessuno, anche quando scopava frequentemente in un bagno, in un’automobile o in un letto qualsiasi; non riusciva ad accettare che ci fosse tanta bassezza in un essere umano; specialmente con Tancredi, l’ultimo maschio con cui aveva avuto una storia, molto bella peraltro, aveva concordato di fare talvolta sesso altrove, ma in armonia e consapevolezza.
Si rendeva conto che si ergeva ancora una volta ad arbitro delle scelte altrui e stette zitta; ma si ...