Una domenica particolare - 1^ parte (autobiografico)
Data: 25/01/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: nanerottola, Fonte: Annunci69
... Federico!!??"
"Scusami, adesso mi dici che devi andare a giocare??"
"Se avessi saputo che dovevi andare a giocare non sarei venuta".
Alberto, il padre si irritò, appena vide che questa cosa mi turbò, non poco.
"Va bene Federico, allora mi riaccompagni a casa", dissi io.
Alberto, intervenne e disse:
"No!?, adesso tu rimani, finisci di pranzare, e poi ti riaccompagno io a casa".
Nel frattempo Federico, incurante di tutto ciò, andò in bagno a lavarsi i denti, prese il borsone del calcetto, e frettolosamente, si avvicinò, mi diede un bacio furtivo, salutò il padre e uscì di casa.
Rimasi molto scocciata di questo atteggiamento.
Alberto, mi invitò a non dare importanza all'episodio e di continuare serenamente a pranzare.
Continuammo a pranzare.
Nel mentre si pranzava, Alberto esordì:
"Non dovrei nemmeno dirlo, ma sei una ragazza in gamba".
"Tu meriti un ragazzo più responsabile".
L'episodio accaduto fu motivo di confronto tra me e Alberto.
Essendo rimasti soli, Alberto, si concesse uno sfogo confidenziale.
"Federico non è un ragazzo che predilige il dialogo con i genitori".
"Lui conosce solo il - mi devi dare - , - dammi -, -fammi -."
"Purtroppo la madre gestisce maggiormente la quotidianità di Federico e ne è responsabile".
"Tu sei una ragazza con valori diversi, pur essendo più piccola di lui, hai una testa più matura".
"E ripeto non dovrei dirlo, ma per te ci vuole un altro tipo di uomo":
Continuammo a chiacchierare ...
... del più e del meno.
Nel frattempo finimmo di pranzare.
Mi resi utile a sparecchiare la tavola e lavare i piatti.
"Allora, se tu lavi i piatti, io preparo un bel caffè così poi ci scorpacciamo i pasticcini che hai portato", mi disse.
Si era creata una bella condivisione, io e Alberto ci dividevamo equamente le attenzioni.
Terminai di lavare le stoviglie.
Intanto il caldo afoso dell'ora di punta, iniziava a farsi sentire anche dentro casa; il sole rovente penetrava nella stanza, tanto da provvedere ad abbassare la tapparella per creare una giusta penombra ed attutire la calura.
Alberto attendeva la risalita del caffè, appoggiato al top della cucina, io sopraffatta dal senso di affaticamento del dopo mangiato, mi sedetti sul divano.
Scusandomi con Alberto, mi tolsi i sandali infradito per restare con i piedi nudi e sentire il fresco del pavimento.
"Séntiti come se fossi a casa tua", mi disse.
Lo guardai e gli sorrisi come espressione di consenso al suo invito.
"Oggi sono molto contento, di aver pranzato insieme e di esserci intrattenuti a raccontarci", mi disse.
"Lo stesso anche io, Alberto", risposi.
Ci scusammo reciprocamente, dei nostri sfoghi personali.
Intanto, in attesa del caffè, presi possesso del divano, quasi sbracata e in barba alla compostezza.
Mi sentii proprio come se fossi sul divano di casa mia.
Guardavo Alberto, a torso nudo, mentre versava il caffè nelle tazzine, con premura e con eleganza. Del resto, portava bene ...