1. IO FOTOGRAFO A LUCI ROSSE- CAPITOLO 13 Prima parte Fedora


    Data: 16/03/2021, Categorie: Erotici Racconti, Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Voyeur Autore: mikimark, Fonte: RaccontiMilu

    ... lei si lasciò andare ad un lungo sospiro. Lentamente sollevò la sua schiena, abbandonò il suo sedile, appoggiò il suo capo sul mio petto ed pose la mano dove già l’aveva abbandonata sull’aereo. Sopra i calzoni ed all’altezza del mio pube.
    
    “Ero arrivata fin qui, vero? – sospirò – E dopo ti avevo anche accarezzato un po’ di più… Non sapevo perché lo facevo. Ma la mia paura e la tua gentilezza mi hanno spinta a fare una cosa che non avevo mai fatto prima… E mi è piaciuto tanto sentirti apprezzare così tanto quello che stavo facendo… Ho temuto che tu ad un certopunto raggiungessi anche l’orgasmo. Ed io non volevo…”
    
    “Come adesso, Fedora! – le dissi sospirando io rumorosamente questa volta – Le tue carezze mi fanno impazzire!” “Lo vedo! E lo sento per bene… Sai bene cosa! Me ne sono accorta sai che a te piace tanto sentire la mia mano e le mie dita mentre ti accarezzo…”
    
    Rimanemmo per qualche minuto così, in quella posizione adolescenziale. Il suo profumo mi inebriava e le sue leggere carezze mi fecero gonfiare ed irrigidire sempre di più l’uccello.
    
    “Ma Fabio! – miagolò lei – Tu hai fatto tanto per me. Poco fa… Mi hai salvata! Ma mi posso fermare? Non voglio… Non voglio andare oltre… Adesso, in questo posto… Voi uomini dopo state male…” “Continua, continua così, tesoro… – le risposi incurante dei suoi lamenti – Sei fantastica!”
    
    “Ma io… Ma io non voglio provocare disastri… Tu sei sposato ed io fidanzata! Sì, è vero! Tu sei stato meraviglioso con me! E continui ad ...
    ... esserlo. Sì lo so bene che dovrei contraccambiare. Anche perché ho sbagliato io e senza volerlo ti ho provocato… Ma Fabio, ci siamo appena conosciuti… Ed adesso sono in difficoltà, qui… Mi porti via di qui? Mi sembra che tutti mi vedano…”
    
    Ingranai la marcia, sgommai ed imboccai l’uscita del parcheggio dell’aeroporto. Pochi minuti dopo, sempre in silenzio, imboccammo l’autostrada. Poco meno di un’ora e saremmo giunti in città. Sapevo già dove l’avrei portata. Nel mio studio fotografico sarebbe stata benissimo e pure a suo agio. Come avrebbe gradito!
    
    La donna era rimasta immobile in quella posizione che aveva assunto ancora nel parcheggio dell’aeroporto. Con la nuca appoggiata al mio ventre e gli occhi socchiusi. Pensierosa scrutava il cielo. La gonna era ulteriormente risalita poiché la giovane donna nella ricerca di un’ulteriore comodità aveva allargato ancora un po’ le belle gambe.
    
    Fu lei, probabilmente sentendosi troppo in colpa per il suo rifiuto, a rompere di nuovo il ghiaccio. “Sei arrabbiato con me, vero? – mi chiese timidamente – Scusami…”
    
    Non le risposi ma con una mano le accarezzai il visetto. “Dai, non tenermi il broncio… – gemette – Mi fai sentire tanto in colpa così…”
    
    Continuai ancora per qualche minuto ad accarezzarle il visetto senza però dire una parola.
    
    Il mio atteggiamento portò però presto a sensibili miglioramenti della situazione. La vidi riaggomitolarsi ancora di più e così facendo fece salire la gonna ancora di più e praticamente ...
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