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IO FOTOGRAFO A LUCI ROSSE- CAPITOLO 13 Prima parte Fedora
Data: 16/03/2021, Categorie: Erotici Racconti, Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Voyeur Autore: mikimark, Fonte: RaccontiMilu
... Non fare così… Non voglio…” Poi rimase in silenzio e volle ubbidirmi. Mi lasciò fare e permise che appoggiassi la sua mano ben aperta appena sotto la cintura dei miei calzoni. Lei continuava a gemere e lamentarsi. La discesa continuava veloce e sembrava precipitassimo. E così allora contemporaneamente aumentava l’ansia che l’attesa dell’impatto procurava alla giovane donna. Girò il suo volto verso il mio. Fu solo allora che con estrema delicatezza feci scendere un pochino più giù la sua mano. Entrambi sentimmo l’attimo quando due sue dita mi toccarono da sopra i calzoni quella che giustamente lei intuì fosse la punta del mio uccello. Quel veloce ed improvviso contatto la bloccò nell’emettere i gemiti ed emise un lungo sospirio “Ma cosa mi fai fare? – mi sussurrò gemendo – Non voglio…” Ma poi, silenziosa, continuò a fissarmi con i suoi occhi azzurri sempre sbarrati. Oramai la pista di atterraggio era ben visibile. Fra meno di un minuto saremmo atterrati. Per la prima volta la vidi abbozzare ad un sorriso. Ce l’avevo fatta e lei volle ringraziarmi. Guardandosi velocemente attorno e vedendo che nessuno effettivamente la vedeva decise di accarezzarmi sopra i calzoni con la mano aperta quella che sapeva fosse l’asta del mio uccello che percepiva durissima. Lo fece pianissimo. Dolcemente e con calma per qualche secondo me lo palpeggiò per bene. Voleva scoprire quanto fosse lungo e duro. Per quel tocco io a fatica non venni nelle mie mutandine. Lei se ne accorse perché ...
... probabilmente oltre il sottile tessuto dei miei calzonio lo sentì pulsare. La ragazzina sapeva che prima dell’orgasmo l’uccello del maschio sussulta. Proprio allora lei volle bloccarsi un secondo. Sentì le ruote dell’aereo appoggiarsi rumorosamente al suolo della pista di atterraggio. Tutti i passeggeri erano ancora bloccati ai loro posti dalle cinture di sicurezza. Per ciò tranquillizzata subito dopo volle ancora per qualche secondo continuare quello che indubbiamente aveva iniziato a fare di sua volontà. Questa volta con maggiore velocità ed energia. E guardandomi negli occhi. Era il suo modo di ringraziarmi. Seguirono alcuni secondi di silenzio. Il suo imbarazzo era evidente. Mi fissò tutta rossa in volto. “Ma cosa ho fatto… – gemette quasi piagnucolante – Non dovevo… Ma sono stata almeno brava, Fabio? Come una ragazzina? Ti è però piaciuto, mi pare… Ma io adesso mi fermo qui…” “Sei stata bravissima nell’atterraggio! – le dissi ridendo – Molto meglio che nel decollo e nell’attraversamento della perturbazione…” “Come sei spiritoso, Fabio! – mi apostrofò pure lei sorridendo – Non prendermi in giro, ora… Sì, lo so! Sei però così riuscito a farmi superare quel blocco che sempre mi aveva assalita. L’atterraggio, dicevo… Ma è un segreto tra noi due, vero… Questa tua strana terapia per giovani donne russe! E non lo racconterai spero neppure agli amici…” “Ma dai, Fedora! Non ho molto da raccontare se non il piacevole incontro con una bellissima e giovanissima ragazza russa ...