Legati liberi
Data: 28/02/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69
... del Pianeta, aveva lo stesso riflesso deformato dalle stesse piastrelle e dai troppi anni vissuti. Da troppo tempo abitava il sogno di un’altra vita che gli era costato sudore, soldi, sangue, lacrime e un eccesso di acido urico nel sangue dovuto ai litri d’alcol di infima qualità, consumato, come spesso capita, quando ci si annoia, in un’isola grande come un francobollo, in mezzo all’Oceano Indiano. Il sorriso di Maurizio aveva il sorriso di chi ritorna, finalmente, dopo mesi, alla civiltà. Una civiltà che odiava, che andava presa a piccole dosi come una terapia mitridatizzante, come la voce petulante di una compagna troppo materna, come un dolce troppo dolce.
Una mattina, o forse un pomeriggio di tanti, un uomo in cerca di fuggire dalle proprie catene affettive, spingeva un carrello d’acciaio, nell’ultimo posto in cui avrebbe voluto essere.
Fu in quel non-luogo che i loro occhi s’incrociarono. I loro sorrisi si riconobbero.
Mauri e Manu. Trent’anni di differenza e nessuna distanza che li separava.
Due animi ostili al capitalismo nel sacro tempio del consumismo.
Due cuori impegnati dallo sguardo libero di ammirarsi. Due carrelli metallici a contatto. Silenzi come parole che fluivano slegate, impudentemente incontrollabili, indecenti. Comari pettegole di segreti proibiti, che dovevano restare segreti, gli occhi loquaci, al posto di labbra chiuse nella smorfia di un pudico sorriso.
-“Ciao Mauri. Ti ricordi di me?”
E come avrebbe potuto mai dimenticarla. ...
... Così giovane. Così bella. Così diversa da pochi anni prima, quando l’aveva conosciuta appena: una timida studentessa universitaria dalla bellezza incipiente eppure così delineata, sensuale.
Adesso, quello che gli si presentava davanti era una donna che aveva mantenuto tutte le sue promesse adolescenziali. Sicura di sé e dei suoi formidabili mezzi. Sexy da mozzare il fiato. Dolce e graziosa. Perfettamente equilibrata in ogni dettaglio, perfetta in ogni suo lineamento.
-“Certo che mi ricordo. Sei Manuela… Manuela vero? O Emanuela?”
-“Manuela. Senza la E!”
- “Sì… Appunto! Manuela… Come va?”
-”Bene!”
-“Lo vedo!”
Le risate, conseguenti all’ironia della battuta, miste all’incredula e inquietante consapevolezza di averne capito lo scopo recondito. Le lusinghe celate e sfuggenti come vermi delle sabbie, eppure così elitariamente evidenti.
Le rispettive menti che si annusano incredule, diffidenti, e si attorcigliano come eterei corpi sinuosi nella danza del fumo di due candele al buio.
Lo spavento di intuire l’ineluttabile incombente.
L’impossibile che si avvera.
Un sogno che si materializza, inaspettato, sotto i propri occhi.
Così si scappa. E i due lo fecero. Ognuno verso le proprie case, le proprie famiglie, i propri impegni, il proprio compagno. Il proprio guscio istituzionalmente accettato, socialmente legittimato, censito e sacrosanto.
Lui tornò ad essere il buon padre di famiglia in una relazione bollita ancora prima di cominciare.
Lei, la ...