1. Il tormento di un padre (montami il culo papà)


    Data: 15/02/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    “Cazzo, cazzo, cazzo …! Ma che ho combinato? … L’ho lasciato lì, morto a terra”. Continuavo a ripetere a voce alta mentre l’auto sfrecciava sull’asfalto in direzione di casa.
    
    “Ma che dici!”. Mi rassicurava Iryl. “Gli hai dato si e no due schiaffi, non gli avrai neppure fatto male …”.
    
    “E ti sembro uno che prende a schiaffi la gente? Porca puttana …! Sono una persona per bene io”. Sussurrai. “Mica come te …”. Aggiunsi.
    
    Mi morsi la lingua in un moto di pentimento.
    
    Il ragazzo sembrava contrariato. Gli occhi grandi si erano riempiti di lacrime.
    
    Non mi curai di aver urtato la sua sensibilità. Mi concentrai piuttosto sul rumore del motore e mi abbandonai al flusso dei pensieri.
    
    “Chi sono diventato?” Domandai a me stesso. “Dov’è stato questo demone fino ad oggi? … Ha il cazzo in fiamme quando pensa al culo di Annibale. Paga una troia per svuotarsi i coglioni prima di tornare a casa. Ha appena spaccato la faccia ad uno sconosciuto …”.
    
    Mi guardai le nocche delle mani. Erano doloranti e cosparse di sangue.
    
    Accostai l’auto sotto casa e mi sentii travolto dalla gravità degli avvenimenti di quella notte.
    
    Stavo portando un ragazzo di strada nel luogo in cui viveva mio figlio.
    
    Come mi era venuto in mente di farlo?
    
    “Avrei dovuto lasciarlo nella piazza, alla mercé del suo aggressore”. Pensai.
    
    Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
    
    “Avanti smonta”. Mi limitai a dire arrabbiato con me stesso. “Io abito qui …” Precisai.
    
    Iryl guardò nella ...
    ... direzione che gli avevo indicato e si mise a fissare il palazzo attraverso il finestrino.
    
    Non sembrava particolarmente interessato al contesto.
    
    Aveva la testa da tutt’altra parte.
    
    “Ascolta però”. Aggiunsi con enfasi. “Non sono solo, c’è mio figlio in casa …”.
    
    Mi sentii ridicolo a pronunciare quelle parole.“A quest’ora sta dormendo … Ma in ogni caso per me è un rischio. Capisci?”
    
    Tagliai corto: “Medico la mano e poi ti riaccompagno dove vuoi, non puoi restare.”
    
    Il ragazzo annuì deluso e mi seguì nell’androne del palazzo come un’ombra lunga e funesta.
    
    L’abitazione era immersa in una coltre di tenebra.
    
    Appoggiai la mano sulle spalle del piccolo e lo guidai in salone. “Accomodati, faccio subito”.
    
    Spalancai la porta a persiana che mia moglie aveva voluto istallare e mi intrufolai nel retro, alla ricerca del kit di medicazione.
    
    “È comodissimo, sembra un armadio invece è un’altra stanza … E poi da qui si vede tutto quello che succede di là!” Diceva sempre Anna.
    
    Lanciai uno sguardo al mio ospite, per essere sicuro che non si muovesse dal divano.
    
    “Se solo potessi vedere cosa sono diventato …” Pensai.
    
    La luce del corridoio si accese improvvisamente.
    
    Spalancai l’anta e guardai Iryl terrorizzato. “Vieni qui cazzo…! Qui …! Muoviti!”.
    
    La porta d’ingresso si aprì rumorosamente.
    
    “Non fiatare”. Gli intimai con un tono che più che come una minaccia suonò come una supplica.
    
    Il cuore cominciò a battermi forte mentre il volto opalescente del piccolo si ...
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