1. Frate martino - 5


    Data: 30/04/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... avevano strigliato e frugato dappertutto, perfino nello spacco del culo… e c’era mancato poco che gli ficcasse perfino le dita dentro…
    
    Il frate abbassò gli occhi, con le guance rosse, e non rispose: come spiegargli che fin da bambino gli era stato insegnato che curare il proprio aspetto è un peccato di orgoglio nei confronti di Dio?
    
    “Ti starai chiedendo perché ti ho risparmiato.”, continuò il pirata.
    
    Frate Martino lo guardò, aspettando che continuasse.
    
    “Mia madre era cristiana. – spiegò Al-Nadir - Era stata presa durante una razzia in un paese delle tue terre e venduta schiava a Tunisi, dove mio padre la comprò per farne la sua concubina. Era bella, davvero bella, e lui l’amava molto, tanto da lasciare che continuasse a praticare la sua fede finché non morì. Prima di morire, essa mi fece giurare che mai avrei alzato la mano su un uomo di Dio: ecco perché sei vivo.”
    
    Frate Martino si fece il segno della croce:
    
    “Il Signore l’abbia con sé nel Paradiso dei beati.”, mormorò riconoscente.
    
    “Amen”, fu la risposta del pirata, che lo fissò a lungo, con uno strano sorriso sulle labbra.
    
    “Ti ho risparmiato la vita, per tener fede a una promessa, - riprese dopo – ma non puoi aspettarti che ti lascerò libero. Un giovane sano come te è un bottino pregiato: non ti venderò, per amore di mia madre, ma ti terrò per me… sarai il mio schiavo personale… e non è poco.”
    
    Non sarà stato poco, ma frate Martino si sentì morire a quelle parole: non sarebbe più stato un uomo ...
    ... libero… avrebbe dovuto passare la vita a servire quell’uomo… un nemico della sua gente, un nemico di Dio! Il fatto che anche prima, di libertà ne aveva vista ben poca non gli sfiorò la mente: era quella qualifica di “schiavo” che lo atterriva. Aveva sentito parlare di come certi padroni trattavano i loro schiavi, delle sofferenze che infliggevano loro… “Che ne sarà di me?”, gemette in cuor suo.
    
    Al-Nadir sembrava leggere i suoi pensieri via via che la mente li concepiva e ad un tratto:
    
    “Non aver paura, - gli disse – se ubbidirai senza protestare e senza ribellarti, non ti succederà nulla di male. Adesso appartieni a me per diritto di preda, sei solo un’espressione della mia volontà.”
    
    In quel momento, entrarono dei servi: alcuni servirono vassoi di frutta secca e confetture dolci, una brocca colma di qualcosa e una coppa, altri versarono incenso sui bracieri accesi agli angoli della stanza, i cui fumi profumati in breve si diffusero nell’aria, creando un’atmosfera di avvolgente sensualità.
    
    Al-Nadir si volse a frate Martino:
    
    “Come ti chiami?”, gli chiese.
    
    “Martino, messere.”
    
    “Martynu… mi piace. Versami una coppa di sidro.”
    
    Il giovane riempì la coppa con del liquido ambrato dal profumo gradevole e gliela porse. Al-Nadir bevve un lungo sorso.
    
    “Sidro di Spagna, - disse, sollevando la coppa a indicare il suo contenuto – lo conosci?”
    
    “No, messere.”
    
    “Vieni, Martynu, sdraiati vicino a me, assaggialo.”, e gli porse la coppa da cui lui stesso aveva ...
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