1. Frate martino - 5


    Data: 30/04/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    L’attesa fu lunga. I pirati si presero tutto il loro tempo per depredare la cocca di quanto prezioso trasportasse, dopo di che l’affondarono con il suo carico di poveri morti. Tornati a bordo della loro nave, fecero vela verso oriente e diverse ore dopo approdarono in una isoletta selvaggia, in cui avevano la loro base.
    
    Per tutto quel tempo, frate Martino era rimasto legato all’albero maestro, senza che nessuno si prendesse cura di lui, tranne un brutto ceffo che ad un certo punto gli portò una ciotola piena d’acqua, tenendogliela sgarbatamente, mentre lui beveva. Il liquido era caldo e molle in bocca, ma nell’attuale situazione fu per lui un vero sollievo.
    
    Quanto ad Al-Nadir, frate Martino lo vedeva aggirarsi per la nave, impartire ordini con fermezza e decisione, occuparsi di questo e di quello; mai una volta però mostrò il minimo interesse nei suoi confronti.
    
    Perché lo aveva salvato? Cosa aveva in serbo per lui quel pirata, nei cui confronti il giovane non poteva negare una forte ammirazione… o forse un’inconfessata e inconfessabile attrazione. Del resto, come rimanere indifferenti di fronte a quella vera forza della natura, di fronte all’energia esplosiva, alla vitalità che vedeva trasparire da ogni suo gesto, da ogni suo comando, ogni sua parola? E poi, quella signorilità, quella finezza, quell’eleganza di portamento, che frate Martino non ricordava di aver mai visto in nessuna delle persone con cui aveva avuto a che fare nella sua vita.
    
    Era ormai scesa la ...
    ... sera, quando un paio di energumeni vennero a prenderlo: lo slegarono, lo tirarono su di peso, perché la lunga immobilità gli aveva aggranchiato le gambe, e lo trascinarono a terra, conducendolo poi ad una casupola, dove lo rinchiusero. Di nuovo solo e tuttora incerto sul suo destino.
    
    Ma per lo meno era vivo e, come diceva sempre frate Salterio al momento di proporre i suoi medicamenti: finché c’è vita c’è speranza.
    
    Dopo un po’ di tempo, gli portarono una ciotola di zuppa calda e una brocca d’acqua. Il profumo della zuppa era invitante e, come scoprì dopo averla assaggiata con qualche esitazione, il sapore era ricco e speziato: la divorò in un lampo, affamato com’era, e in quel momento gli parve quasi una fortuna essere stato fatto prigioniero da quei feroci pirati.
    
    Rimesso a nuovo da quel pasto a suo modo lauto, frate Martino si dispose nuovamente ad aspettare che si chiarisse quale sarebbe stata la sua sorte. Questa volta non dovette attendere molto: poco dopo, infatti, un ragazzo venne da lui e gli fece capire che doveva seguirlo. Senza legarlo, né con alcun altro mezzo di costrizione, lo condusse in un’altra sala più grande e lussuosa, il cui pavimento era coperto da un soffice tappeto: avvolto in una tunica di seta cangiante, Al-Nadir lo aspettava comodamente sdraiato su una pila di cuscini.
    
    Intimidito da quel lusso inaspettato, frate Martino si fermò sulla soglia. Il pirata lo fissò, poi:
    
    “Spero che i miei uomini ti hanno trattato bene.”. esordì.
    
    “S… sì, ...
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