L'invisibile e l'infinito
Data: 17/12/2020,
Categorie:
Etero
Autore: King David, Fonte: EroticiRacconti
La vidi per la prima volta un sabato pomeriggio di marzo. L’ultimo freddo e i fiori appena spuntati delle magnolie giapponesi. Vidi è una parola grossa, perché sono cieco da sette anni, da quando mi è scoppiata davanti una granata. Ero in Afghanistan, dove ero andato tre anni prima per cercare di disinnescare la mia inquietudine in un’uniforme militare. Sono riuscito nell’intento ma mi è esplosa una bomba in faccia, e sono diventato cieco. Non del tutto: perché vedo delle ombre nere su uno sfondo nero, e perché ricordo come era il mondo e come erano gli uomini quando ancora c’era la luce. Costruisco su quelle ombre dei ricordi illuminati, quasi fossero teatri, e mi convinco che quei teatri siano il mondo che non riesco più a vedere.
Due sabati al mese vado per musei con Laura. Può sembrare assurdo che io, un cieco, vada a vedere dei quadri, delle sculture o delle fotografie. Ma voi non sapete che soddisfazioni può dare l’arte a un cieco. Laura è la mia guida e la mia vista. Mi racconta le opere, con i suoi occhi. E io me le immagino. Qualcuna me la ricordo dai tempi del liceo, o me la immagino come credo di ricordarla. Laura è un’insegnante di storia dell’arte amica storica di mia sorella. Con lei non c’è mai stato niente né ci sarà mai niente. è sposata, ha due bellissimi bambini e non è mai stata il mio tipo, fisicamente e spiritualmente parlando. Me la ricordo bene. Mia sorella cominciò a frequentarla che io ancora ci vedevo. non amavo le sue gambe grosse e la bocca ...
... troppo grande. Ha una risata contagiosa, capace di spaccare il mondo.
Quel sabato Laura non c’era. Doveva andare in Francia al capezzale di una vecchia zia. Quando me lo dice, al telefono, sentendomi contrariato, mi propone di sostituirla, per una volta, con una sua collega. Beatriz. Non sono così sicuro di questa decisione e così, per cercare di mantenere qualche punto fermo, accetto la sostituzione ma propongo a Beatriz di andare al museo di sempre. L’ho già visitato, con Laura, parecchie volte. Lo conosco da quando ero ragazzo. Lo conosco quasi fosse dentro di me.
La aspetto nell’atrio del museo, seduto su una panchina di marmo. Ovviamente è lei a individuarmi. Non potete immaginare come sia facile per un cieco essere visto dagli altri.
- Piacere, Beatriz
- Ciao, Roman. Grazie per essere venuta.
Ha una stretta ferma. La mano è grande ma magra, le dita lunghe. Una mano quasi maschile. Credo di averle sentito un anello, abbastanza grosso, certamente non una fede. Direi un gioiello dal taglio squadrato, geometrico. Senza la morbidezza dell’oro.
- Da dove vuoi cominciare?
- Cominciamo dal Cinquecento?
Sento il rumore del suo respiro, sembra tesa. Sento il rumore del suo incedere. Ha dei tacchi, probabilmente degli stivali alti, perché avverto il cigolio della forma rigida intorno ai polpacci. E un impermeabile che striscia lungo i fianchi. Credo sia magra, le mani dicono tanto. Ha un profumo lieve, che non nasconde completamente il resto del suo odore. Da ...