1. Il segreto del vittoriale 3


    Data: 14/12/2020, Categorie: Etero Autore: tiguardo69, Fonte: Annunci69

    «Sei triste?» mi disse dolcemente Silvia. Io sembrai non udirla, stavo guardando l’orizzonte del mare come se la domanda non fosse stata fatta a me. «No, solo che è strano essere qui, dopo tanto tempo, con te. Non so nemmeno perché ho avuto l’impulso di portarti» «È un paesaggio molto affascinante e l’acqua ha dei colori così intensi, sono felice che tu l’abbia fatto» «La casa non è lontana, sali in macchina, cinque minuti e ci siamo». Ripresi la marcia e dopo un po’ transitai per la vecchia stradina sterrata che conduceva nei pressi della mia cascina. Spensi il motore e scesi; girai dalla parte dello sportello ed aprì a Silvia. Questa ondeggiando ed aggrappandosi al mio braccio si avviò verso casa. «E così, questa è casa tua…»
    
    «Già.» Aprii e la feci entrare dentro. «Certo che quel vino deve proprio avermi dato alla testa perché mi sembra di vedere degli incensieri pendere dal soffitto.» «Non ti sembra… ci sono veramente.» Evidentemente l’effetto dell’alcol, amplificato dal calore del mezzogiorno, stava ancora lasciando, in Silvia, strascichi. Era già stata un’impresa salire la scala in pietra che portava al mio portone: la ridarella aveva nuovamente preso il sopravvento su di lei e per fare i dodici gradini ci avevamo impiegato un tempo interminabile. Si era incaponita nel farne tre avanti e due indietro, come da bambina ed in fondo era così simpatico vederla ridere in quel modo, che l’avevo lasciata fare, incantandomi ad osservare le sue buffe espressioni infantili. ...
    ... Arrivati alla balaustra esterna, lasciandola per aprire, me l’ero ritrovata seduta per terra a gambe incrociate e farla rialzare era stata un’impresa. «Voglio dormire qui! Si vede il mare!» ed avevo dovuto caricarmela a spalle per portarla dentro e raggiungere il divano, dove l’avevo stesa. Ora sdraiata a pancia in su tra i cuscini del sofà, fissava la volta con un’espressione tra lo stranito e il divertito, chiedendomi spiegazione delle, a dir suo, strane cose, che vedeva intorno. «Ti faccio un bel caffè! Poi ci diamo una sistemata e vediamo di rimediare qualcosa da mettere sotto i denti.» «Dov’è il bagno?» «In fondo al corridoio, la porta a vetri…» e sparii in cucina in cerca del barattolo dell’arabica macinata, che tenevo nella credenza. Le stanze erano piene di luce…ah, finalmente a casa, tra le mie cose. Avrei potuto fare i movimenti ad occhi chiusi, tanto la conoscevo bene: mobili, pareti, aperture, nulla sarebbe stato un ostacolo per me. Aprii il coperchio e l’aroma si diffuse leggero: presi la moka, riempii d’acqua la parte inferiore, tre cucchiaini pieni di caffè per colmare il filtro, avvitai e misi sul fuoco, accendendolo con il mio Cartier. «Forse è meglio farlo forte!» sbucai dalla porta semi accostata puntando il divano. Silvia non c’era, ma al suo posto, buttato sullo schienale, vidi il suo leggero golfino di cotone e poco più in là, sul tavolino basso, ricadente sopra i tappeti, la sua gonna abbandonata. Mi venne spontaneo sporgermi verso il corridoio… sul parquet ...
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